Cronaca

Genna e Strada criticano Hollande e Facebook li sospende

di Adelaide Conti

Impossibile restare indifferenti e non avvertire il bisogno di esprimere un pensiero dopo i drammatici fatti di Parigi. Difficile accennare, riuscendo a scansare il rischio di cedere all’enfasi. Migliaia di utenti sui social network in questi giorni hanno inondato le loro bacheche di commenti, pensieri, frasi per dare sfogo alle emozioni, alle paure e ai dubbi. Alcuni di questi pensieri sono stati ritenuti inopportuni dal social più famoso del mondo e per questa ragione “censurati”. Sotto la lente di ingrandimento di Facebook sono finiti i commenti dello scrittore Giuseppe Genna e della presidentessa di Emergency Cecilia Strada. Entrambi hanno espresso i loro dubbi sulla decisione di Hollande di attaccare la Siria dopo l’attentato dello scorso 13 novembre a Parigi. Entrambi sono stati “bacchettati”. Il loro sfogo è costato a tutti e due la sospensione dal social.

Lo stesso Genna ha dato la notizia attraverso un twitter:”#‎Facebook ha cancellato un mio articolo contro la guerra, sospendendomi per sette giorni”. A fare scattare il controllo probabilmente la frase dello scrittore: “Non in mio nome signor Hollande”, con la quale prendeva le distanze dal pensiero del presidente francese. Stesso trattamento per Cecilia Strada, ma in questo caso la sospensione è durata poco tempo. Anche lei come Genna aveva espresso alcuni dubbi e riserve sulle risposte belliche prese dal governo francese. A motivare la decisione di Facebook di sospendere l’account della Strada l’utilizzo da parte sua di un nome falso. La stessa, veniva invitata ad usare “un nome vero” cosa che, ha risposto ovviamente la Strada, “già facevo”.

Crediamo che sia Genna che Strada abbiano pieno diritto di dire la loro. Se ciò non succedesse ci sentiremmo autorizzati a manifestare oltre al disappunto anche un’indignazione legittima. Certo, perché indignarsi è anche permesso su Facebook, a patto che lo si faccia per i motivi permessi dagli amministratori della “comunità“. Eppure lo stesso Mark Zuckenberg, parlando alla recente convention di San Francisco, ha definito la sua creatura come il “potere di condividere, per rendere il mondo più aperto e connesso”.
Ma connesso a cosa? Forse, più che connesso, dovremmo dire sintonizzato, su una frequenza dove c’è libertà di dividersi sul nulla, ma dove le cose serie vanno attentamente soppesate. Spesso si ha l’impressione che su Facebook si scrive community, ma si legge gregge ed è a quello che occorre conformarsi. Teste troppo pensanti non sono bene accette, tanto nel mondo reale quanto in quello virtuale.

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