Gaza: i tagli all’energia aggravano la crisi umanitaria
Secondo l’ultimo rapporto della Banca Mondiale, Gaza soffre di una continua insufficienza energetica e di carenza di infrastrutture, che rendono impossibile la vita dei suoi 2 milioni di abitanti.
Nel rapporto, emesso in occasione del meeting del Comitato internazionale dei donatori (Ahlc) tenutosi a Bruxelles il 4 maggio, è emerso che i soli aiuti stranieri non possono salvare la già stagnante economia palestinese senza cambiamenti concreti ed in assenza di un punto di incontro e cooperazione con Israele.
Sebbene gli aiuti umanitari facciano tanto per il Paese, già profondamente dilaniato dalla guerra, l’insufficienza energetica e la tensione politica dell’area non fanno che aumentare quotidianamente la portata della crisi umanitaria sulla popolazione palestinese.
Dal 2007 Hamas ha il controllo su Gaza, ma continua ad importare diesel per i generatori tramite l’Autorità Palestinese di Abbas. Le divergenze storiche tra le due fazioni e le costanti dispute per i mancati pagamenti incidono pesantemente sulla disponibilità elettrica locale.
Di norma l’elettricità in inverno ha un’autonomia di quattro ore al giorno, ma la situazione nell’ultimo periodo è notevolmente peggiorata causando numerosi problemi alle poche infrastrutture ancora funzionanti, in particolare ospedali, cliniche e al sistema di approvvigionamento idrico.
“Un ipotetico accordo con Israele sarebbe l’unica soluzione alla crisi umanitaria palestinese” si legge, in conclusione, sul rapporto della Banca Mondiale. “L’Autorità Palestinese dovrebbe mettere a punto delle riforme al fine di garantire che gli obblighi di pagamento ai fornitori di elettricità vengano rispettati. Ciò potrebbe incoraggiare investimenti da parte di privati”.
“La costruzione di una linea ad alta tensione da parte di Israele potrebbe dare un importante contributo al sollievo della crisi energetica”, si legge ancora sul report. Ma il divario politico tra i due Paesi è estremamente difficile da valicare, soprattutto dopo l’ultima durissima guerra che ha colpito la Striscia nel giugno del 2014, in cui hanno perso la vita 2,200 palestinesi e 73 israeliani.
In questi giorni Abbas si è recato a Washington per discutere con l’attuale presidente Trump dei possibili tentativi per avviare un processo di pace in Medio Oriente.
di Carolina Lambiase