Gaza, la prossima guerra di Israele sarà l’ultima
Questo è il terzo resoconto inviato da Ramy Balawi, giovane insegnante di storia che vive nella Striscia di Gaza. Questo è il suo ennesimo grido di aiuto rivolto alla comunità internazionale, a ognuno di noi, prima che la storia di Gaza si ripeta ancora e ancora.
La situazione umanitaria è peggiorata drasticamente a Gaza, striscia di terra che vive da più di 100.000 ore in isolamento sotto il blocco israeliano.
Il generale Yoav Mordechai, coordinatore delle attività dell’Idf nei territori palestinesi occupati, ha avvertito le Nazioni Unite di una imminente crisi umanitaria nella Striscia di Gaza: le condizioni umanitarie disastrose di Gaza rischiano di portare a un nuovo confronto militare. Nella lettera inviata da Israele a diverse organizzazioni internazionali, non si fa alcun riferimento alla responsabilità nella creazione dell’attuale situazione in cui versa Gaza, risultato di 11 anni di blocco e guerre con lo stato ebraico.
Gli avvertimenti e le minacce israeliane sono aumentate drasticamente nelle ultime settimane. Avigdor Lieberman, ministro della Difesa israeliano, ha dichiarato che la prossima guerra di Israele contro Gaza sarà l’ultima. Anche Naftali Bennett, ministro dell’Istruzione, che ha avvertito lo scorso febbraio che la prossima guerra contro Gaza è solo “una questione di tempo.”
Gaza sull’orlo del precipizio
La vivibilità di Gaza è precipitata sopratutto a causa dell’interruzione di energia elettrica e dell’assenza di acqua potabile. Nel migliore dei casi l’elettricità è disponibile per 16 h al giorno e più del 96% dell’acqua di Gaza è considerata “non idonea” al consumo umano.
Tutto ciò contribuisce a far aumentare il grado di frustrazione tra i giovani, già alto a causa del più elevato tasso di disoccupazione al mondo.
Cresce anche l’indice di povertà nella Striscia di Gaza, che raggiunge il 65%, mentre il 72% delle famiglie palestinesi soffre di insicurezza alimentare. Inoltre, almeno l’85% delle famiglie palestinesi residenti a Gaza dipende dagli aiuti forniti dalle ONG internazionali. Significa che quattro abitanti di Gaza su cinque ricevono e/o dipendono da qualche genere di aiuto. Mentre sono 225.000 i bambini che hanno bisogno di psicoterapia a causa dei traumi generati dai continui attacchi israeliani.
Come se non bastasse, l‘Autorità Palestinese ha decretato tagli del 30% sugli stipendi di circa 50.000 dipendenti del governo nella Striscia di Gaza. Alcuni lavoratori hanno organizzano scioperi di protesta ma molti altri continuano a lavorare, sopratutto dopo che Hamas ha preso il potere nel 2007.
Questi tagli imposti dall’esterno non faranno che aumentare il tasso di povertà e i problemi sociali ed economici di una Gaza sotto assedio.
Le Nazioni Unite avevano lanciato l’allarme già nel 2015, in una relazione discussa durante la conferenza sul commercio e lo sviluppo, che Gaza sarebbe diventata un posto “invivibile” in meno di cinque anni.
Siamo a metà del 2017 e le condizioni di vita a Gaza sono già notevolmente compromesse.
di Irene Masala (su testo di Ramy Balawi)