Gaza, si esauriscono i test del coronavirus
La martoriata Striscia di Gaza non ha più kit di test del coronavirus, hanno riferito mercoledì i funzionari della Sanità palestinese. “I test presso il nostro laboratorio centrale si sono interrotti, dopo che i kit di test del coronavirus si sono esauriti completamente”, ha dichiarato il portavoce del ministero della Sanità, Ashraf al-Qidra. L’enclave costiera da anni è vittima di un blocco imposto dall’entità di occupazione israeliana, che afferma sia necessario per impedire l’arrivo di armi e soldi al movimento di Resistenza palestinese di Hamas.
La Strisci di Gaza ha riportato 13 casi di infezione da coronavirus, tutti in strutture di quarantena. Ma i funzionari hanno espresso preoccupazione per il fatto che la carenza di attrezzature e forniture mediche potrebbe innescare una rapida diffusione tra i due milioni di persone dell’enclave.
In un briefing informativo, Qidra ha affermato che dozzine di persone sono in attesa di essere testate e che, di conseguenza, dovranno rimanere in strutture di quarantena. Il funzionario palestinese ha fatto appello alle organizzazioni internazionali affinché fornissero a Gaza kit di test, oltre a cento ventilatori e 140 letti per le unità di terapia intensiva. Scuole, moschee e sale per matrimoni sono state chiuse e grandi raduni di strada sono stati banditi per arrestare la diffusione del contagio.
Il ricatto israeliano a Gaza
Il regime di occupazione israeliano, che controlla rigidamente il movimento in entrata e in uscita da Gaza, la scorsa settimana ha riferito che qualsiasi aiuto per il coronavirus per i palestinesi, dipenderà dalla restituzione dei due soldati sionisti catturati dalla Resistenza palestinese durante l’aggressione militare israeliana del 2014.
Anche la scorsa settimana, la Norvegia, che presiede un importante gruppo di donatori ai palestinesi, ha chiesto maggiori finanziamenti per Gaza e la Cisgiordania occupata per aiutare a evitare un disastro umanitario. Un morto e 250 casi sono stati segnalati tra i palestinesi in Cisgiordania.
di Yahya Sorbello