“Fuori i mercenari” dal Tempio di Segesta
E’ vero, non siamo più ai tempi di Gesù quando, vedendo in che modo i mercanti fecero del Tempio di Dio una vile fonte di guadagno, “entrò nel tempio, e ne scaccio tutti quelli che vendevano e compravano”. Viviamo invece nell’era delle rivoluzioni da tastiera e dei valori bruciati dal denaro, delle privatizzazioni selvagge e della svendita degli stessi patrimoni a prezzi stracciati. Cui prodest? Di certo non a coloro che ancora credono nella conservazione della propria storia e di ciò che ne rappresenta.
Bella la storiella di quel Napoleone che si portò in Francia la Gioconda, un po’ meno quella di un Tempio greco, risalente all’ultimo trentennio del V secolo a.C., trasformato in un ristorante per soddisfare i capricci di un gruppo di statunitensi. Parliamo del bellissimo Tempio di Segesta, sito nell’area archeologica di Calatafimi Segesta della provincia di Trapani in Sicilia, che già ben due volte è stato “affittato” con l’approvazione del dipartimento dei Beni culturali della Regione.
Tra i primi a parlarne è stata la giornalista Claudia Brunetto in un articolo su “Repubblica”, dove si fa riferimento ad una somma di 5 mila euro ad evento – serata pagati dalla stessa società israeliana “Shavit”, tra le più famose in campo, la stessa che aveva richiesto anche il permesso per sparare i fuochi d’artificio nel tempio (cosa negata), quasi fosse un circo alle prese di un pubblico impazzito.
Due sono state le serate organizzate all’interno del Tempio: una il 20 Giugno , giorno in cui il Tempio, per una sera non si accese per favorire la cena a lume di candela di sei americani ed una il 2 Luglio, quando ad essere ospitati sta volta sono state 40 persone. Il tutto, segretamente, si è svolto dopo le 20 quando le visite giornaliere finivano mentre, come scrive la giornalista, fra gli uomini “ci sarebbe stato un membro dello staff del presidente Barack Obama. Gli americani sono arrivati in grande stile per una delle due serate, atterrando con gli elicotteri sul piazzale dell’ex-stazione ferroviaria. Anche questo non è passato inosservato. Poi la cena e un concerto con arie di Giuseppe Verdi. Il catering, firmato da Natale Giunta, prevedeva tutte le specialità siciliane dello chef. Una cena costata di certo più della concessione dell’area davanti al Tempio dorico”.
A questo trattamento poco dignitoso, rispondono a testa alta tanti cittadini siciliani e non solo, per dire basta alla svendita di un “luogo dedicato all’Arte e alla Bellezza”. Scrivono così gli stessi che hanno indetto una raccolta firme per salvare il Tempio: “La Sicilia è la nostra Zona. Come direbbe Andrej Tarkovskij, il regista che da straniero ha amato con delicatezza e sacralità l’Italia, più di molti suoi abitanti. La Zona è la vita: attraversandola l’uomo si spezza o resiste”.
Una lettera è stata rivolta allo stesso Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, in cui si invita ad “attraversare con fierezza la nostra crisi insieme a quella del nostro territorio ferito da troppe devastazioni e malversazioni”.
Ma a prevedere “l’uso individuale di beni culturali” è proprio l’articolo 106 del codice dei Beni Culturali: il tempio però è stato diverse volte messo a disposizione per mostre, iniziative sociali e culturali che, sebbene organizzate da privati, sono sempre state aperte al pubblico e mai per uno scopo del genere, come quello di una cena privata. Ci si chiede dunque se sia più lecito un articolo di legge quanto un codice morale che non accetta ancora una volta la svendita della cultura, dei valori e dei nostri patrimoni per un pugno di monetine.
Un semplice modo per sensibilizzare più gente possibile è proprio quello di mandare un’email con i propri nome, cognome e residenza a domodamablog@yahoo.it per firmare contro tale utilizzo del Tempio: la propria firma comparirà, insieme a tutte le altre, in questa lettera al Presidente Crocetta.
“Che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo, e poi perde l’anima sua”? D’altronde, sappiamo bene, che non si vive di solo pane.
di Redazione