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Funivia Mottarone, manomessi i freni d’emergenza

Solitamente si tratta di menefreghismo, di agire sempre al di sopra delle regole pur di ridurre le spese di gestione all’osso. Questo è accaduto alla Funivia Stresa-Mottarone dove a perdere la vita sono stati 14 innocenti.

Bastava solo agire nel solco delle regole, della responsabilità, cosa che in Italia viene raramente applicata. 14 vittime, interi nuclei familiari distrutti, un solo sopravvissuto, una strage in piena regola. Una vicenda che, stando alle prime svolte dell’inchiesta, si sarebbe potuta evitare se solo i freni d’emergenza avessero funzionato.

“I freni sono stati manomessi”, questo è emerso dalle prime indagini svolte dai carabinieri. La cabina dopo che il cavo trainante si è spezzato si sarebbe dovuta fermare, cosa che invece non ha fatto. La cabina ha iniziato una folle corsa all’indietro, una corsa di 100 Km/h che l’ha portata ad impattare contro il traliccio, facendola poi cadere a terra, iniziando così a rotolare giù per il pendio sino a quando la macabra corsa è stata fermata dagli alberi. Dalle prime foto è emerso che i freni di emergenza erano bloccati da un “forchettone” che serve a tenerli separati e non farli funzionare.

Il perché di una tragedia

È presto detto. Bloccando i freni d’emergenza si evitava che la cabina potesse subire blocchi durante le fasi lavorative facendo perdere tempo e soprattutto le corse che significano denaro. Nerini, il gestore della funivia, sapeva tutto e lo sapeva anche quando si mostrava devastato dinnanzi le telecamere. Quello che speravano Luigi Nerini, Gabriele Tadini, Enrico Perocchio, era che non si sarebbe mai verificata una rottura del cavo optando per una strategia folle che è quella di tenere staccati i freni d’emergenza.

Sono bastate 48 ore agli inquirenti per venire a capo della vicenda grazie anche alle foto scattate sul luogo dell’incidente. Già nel pomeriggio di martedì sono scattate le convocazioni dei Carabinieri. Dalle testimonianze è subito emerso che i freni non sono entrati in funzione perché si era deciso di tenere aperta la ganascia che causava interferenze con il sistema trainante e mandava in blocco tutto il sistema. 

Per sistemare l’anomalia ci sarebbe forse voluto un intervento prolungato che avrebbe voluto dire chiusura dell’impianto e niente incasso per un altro periodo dopo quello del lockdown. I tre accusati hanno condiviso la decisione di manomettere i freni, ma la cosa tragica è questa non è stata la prima volta. “Scelta deliberata e assolutamente consapevole”, “una scelta dettata da ragioni economiche” ha dichiarato il procuratore di Verbania.

Funivia aveva dei malfunzionamenti

La funivia aveva dei malfunzionamenti, la manutenzione è stata chiamata ma o non ha risolto il problema o lo ha risolto solo in parte e per evitare ulteriori blocchi è stato scelto di lasciare “la forchetta”. Una decisione presa nella certezza che la fune traente non si sarebbe mai spezzata, invece è successo. 

Una mentalità criminosa, portata avanti a dispetto della vita umana, in barba alle regole, che ha come unico criterio quello del guadagno a tutti costi. Purtroppo a pagarne le maggiori conseguenze sono coloro che si trovavano a bordo della cabina, quelle 14 persone, quei nuclei familiari che sono stati distrutti dal menefreghismo che riesce a fare anche la faccia affranta dinnanzi alle telecamere ben sapendo di avere sulla coscienza la vita di quelle persone.

di Sebastiano Lo Monaco

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