Fratelli arabi, se non credete nella religione, abbiate almeno onore
La sparatoria avvenuta la scorsa settimana al confine tra la Giordania e la Cisgiordania, in cui hanno perso la vita tre agenti israeliani, ha evidenziato ancora una volta il profondo risentimento degli arabi nei confronti del regime di Tel Aviv.
Domenica scorsa, un camionista giordano ha ucciso tre guardie di frontiera israeliane al valico di Allenby Bridge, noto anche come King Hussein Bridge. L’autore dell’attacco è stato identificato come Maher Dyab Hussein al-Jazi, residente nella zona di Husseiniya, nel governatorato meridionale di Ma’an, in Giordania.
Secondo l’esercito israeliano, l’uomo si è avvicinato al ponte di Allenby dal lato giordano a bordo di un camion, poi è sceso e ha aperto il fuoco.
Il trentanovenne, ucciso a colpi d’arma da fuoco dalle forze israeliane, ha compiuto l’operazione di martirio a sostegno dei palestinesi nella Striscia di Gaza, in seguito alla guerra genocida di Israele. In un testamento scritto a mano, ha anche esortato i Paesi arabi a non chiudere un occhio sulle sofferenze dei palestinesi.
Appello ai fratelli arabi
“Cari genitori; vi prego di perdonarmi. Diventerò un martire per volontà di Dio e ringrazio Dio per questo. Vi chiedo di ricordare l’azione che ho intrapreso affinché possa diventare eterna e motivare i figli della nazione araba, in particolare i figli della Giordania, a ribellarsi agli occupanti sionisti che commettono i crimini più atroci contro i nostri fratelli, bambini e donne a Gaza e in Palestina. Miei fratelli arabi; se non avete religione, abbiate almeno zelo e orgoglio”, ha affermato nel suo testamento.
Si tratta del primo attacco del suo genere lungo il confine con la Giordania dall’inizio della guerra di Gaza, il 7 ottobre.
Tutti i gruppi della Resistenza palestinese e non solo, hanno reso onore all’operazione. Hamas l’ha descritta come una “risposta naturale” all’assalto israeliano che ha ucciso oltre 41mila palestinesi negli ultimi 11 mesi.
Anche i giordani hanno tenuto raduni a sostegno dell’operazione. La gente ha marciato nella capitale Amman elogiando l’atto “eroico”, paragonandolo a un terremoto in Israele. Il popolo giordano ora onora al-Jazi e la sua famiglia come eroi nazionali.
Giordania al servizio di Israele
Tel Aviv e Amman hanno firmato un trattato di pace nel 1994 e hanno stretti legami di sicurezza. Ma i giordani, come molti altri arabi, sono contrari alla normalizzazione dei legami con il regime. Negli ultimi mesi, i giordani hanno tenuto manifestazioni per chiedere al loro governo di tagliare i legami con Israele, nel contesto della guerra di genocidio a Gaza.
Anche in molti Paesi del mondo si sono verificate proteste anti-israeliane sullo sfondo della barbarie del regime nei territori palestinesi. Queste manifestazioni sono indicative del crescente sentimento anti-israeliano in tutto il mondo, in particolare nei Paesi arabi e islamici.
Il coraggio di agire altruisticamente contro le brutalità di Israele è una dimostrazione di forza e resilienza. Persone come Maher Dyab Hussein al-Jazi, Hasan Saklanan e Aaron Bushnell passeranno alla storia come eroi che sfidarono il regime di apartheid israeliano.
I loro nomi risuoneranno attraverso i secoli e le loro storie saranno raccontate, ispirando le generazioni future a lottare sempre per ciò che è giusto, anche quando il mondo sembra aver preso la strada sbagliata.
di Redazione