Il No dei francesi a nozze e adozioni gay
“Vogliamo lavoro, non matrimoni gay”: così stava scritto in uno degli striscioni che Domenica sventolava agli Champs Elysées di Parigi nella manifestazione che ha visto radunate circa 300mila persone contro la legge sui matrimoni e sulle adozioni gay. Una legge sostenuta dal presidente francese François Hollande e che è stata approvata con una larga maggioranza a metà febbraio alla Camera, con 329 voti a favore e 229 contrari.
Ma il popolo dice no e, con tutti i mezzi possibili, continua a manifestare la sua contrarietà non tanto per i matrimoni quanto per le adozioni, ritenendo anche inammissibile prendere certe decisioni in un momento ed in un contesto economico così delicato per gran parte dei paesi dell’Eurozona.
C’è chi prende per omofobo il cittadino che si ribella a tale proposta e chiede un referendum popolare per meglio verificare la volontà generale e chi invece mette in evidenza come diversi altri Stati europei, tra cui i Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Portogallo, Norvegia, Spagna e Svezia hanno autorizzato il matrimonio omosessuale.
Intanto è il ministro degli Interni, Manuel Valls, ad accusare il comitato “La manif pour tous” che, secondo lo stesso, avrebbe favorito la partecipazioni alla manifestazione di domenica di gruppi estremisti, fatti avanzare proprio per creare caos o per screditare la stessa manifestazione pacifica. Questi, incappucciati e a volto coperto, avrebbero cercato di forzare le barricate della polizia di fronte l’accesso agli Champs Elysées e al palazzo presidenziale, suscitando la risposta della polizia con manganelli e gas lacrimogeni che lo stesso ministro non si pente di aver fatto utilizzare.
A scendere in piazza però, accomunati da un unico sentimento di preservare quella struttura familiare capace di garantire una “normale” crescita a una bambino nella società, sono stati tanti gruppi di persone di ogni fascia d’età, nonni, nipoti, mamme, suore, adulti ed associazioni di ogni tipo. Per molti concedere i matrimoni agli omosessuali non rappresenterebbe un problema anzi, ma la faccenda che renderebbe scettici molti altri sarebbe proprio quella delle conseguenti adozioni: a chi tocca stabilire in che modo la convivenza con due genitori dello stesso sesso possa influire sulla vita di un bambino e sul rapporto con una società che, vogliamo o no vogliamo, rischierebbe indirettamente di fargli pesare tale “diversità”?
Intanto, mentre alcune piazze si riempiono per decidere le sorti di una legge sui gay, altrettanti sono stracolme di gente disperata perché massacrata dal peso della crisi e delle politiche di austerità: un’Europa che piange in ginocchio e che non ha nemmeno la forza di rialzarsi mentre, nello stesso momento, qualcuno le dice di farsi più bella mostrando un aspetto “avanzato” nei tempi quanto i suoi conti in rosso.
di Redazione