Francesco e Obama: quei cinquanta minuti top secret
Il viaggio di Obama in Italia è un viaggio breve, circa 36 ore, ma dense, con tre incontri a seguire: alle 10 dal Papa, alle 12 al Quirinale da Napolitano e dopo colazione dal premier Renzi. Inaspettatamente, è stato però preceduto da una lunga intervista al Corriere della Sera, che ne costituisce in pratica l’agenda. A leggere fra le righe, e neanche tanto, accanto a quello che va detto in questi casi, traspare chiaramente che l’incontro che dà significato al viaggio è il primo, quello col Papa, il resto, visita di cortesia con Napolitano e comparsata con Renzi, è contorno.
Certo, ha parlato di giustizia sociale, di lotta alla povertà, di etica, ma s’è soffermato pure sull’immensa autorità morale di Francesco e sul peso enorme che hanno le sue parole. Alla domanda successiva, s’è dilungato sul riorientamento impresso alla politica americana; da un canto basta con gli interventi: via dall’Iraq, entro l’anno via dall’Afganistan; dall’altro enfasi all’azione diplomatica, come nel caso del negoziato sul nucleare iraniano, sulla pace in Siria e per assicurare una pace durevole in Terra Santa.
Obama ricorda bene che a settembre fu Bergoglio, con la sua iniziativa di pace, a consentirgli di sfilarsi da quell’attacco alla Siria a cui aveva aderito assai di mala voglia, e ricorda pure che in quell’occasione, al Assad fu particolarmente grato al Pontefice. E anche Teheran, che la Santa Sede voleva coinvolta nei negoziati sulla Siria del Ginevra 2, per bocca dell’ambasciatore Rabbani, aveva riconosciuto il Vaticano un interlocutore credibile ed autorevole, vale a dire un mediatore stimato.
È difficile non pensare, alla vigilia di quel viaggio papale in Terra Santa del 24–26 maggio, e nel mezzo del vorticare di incontri diplomatici per organizzarlo, che in quei 50 minuti faccia a faccia Bergoglio e Obama non abbiano toccato quegli argomenti. Anche il Segretario di Stato John Kerry e il Prefetto della Casa Pontificia Gaenswein son rimasti fuori dalla porta, intrattenendosi insieme durante quell’incontro durato assai più di quelli consueti.
Non vogliamo fare fantapolitica o dietrologia, non ci appartiene, ma crediamo (e speriamo) che una qualche mediazione sia stata chiesta per trovare soluzione alle tante piaghe di un’area che in troppi (Israele, Arabia Saudita e lobby varie solo per citare gli attori principali) hanno troppo da guadagnare a incendiare.