Ain al-Hilweh, benvenuti all’inferno
Libano – La delegazione de “Il Faro sul Mondo” visita il campo profughi palestinese di Ain al-Hilweh a Sidone. Ammassati in 1,5 chilometri quadrati, i residenti di Ain al-Hilweh vivono in strutture fatiscenti in mezzo a detriti in un labirinto di vicoli male odoranti. Fili elettrici aggrovigliati coprono il cielo, fogne a cielo aperto scorrono lungo i canaloni stretti.
Le leggi del Libano e dei decreti ministeriali hanno stabilito una serie di restrizioni che negano ai profughi palestinesi i diritti civili elementari. Essi sono privati del diritto di svolgere la maggior parte delle professioni, frequentare le scuole pubbliche, avere delle proprietà e muoversi liberamente nel Paese. Ad esempio, i palestinesi non sono autorizzati a lavorare nei campi della medicina, del diritto e dell’istruzione.
Gli uomini sono per lo più disoccupati, depressi e umiliati per non essere in grado di soddisfare le esigenze delle proprie famiglie. I giovani palestinesi in particolare soffrono le leggi sul lavoro e si limitano a praticare i mestieri più umili. I giovani di Ain al-Hilweh spesso finiscono per essere sfruttati dalla criminalità o da piccoli gruppi terroristici finanziati da paesi stranieri (Arabia Saudita, Qatar). Per poche lire vengono assoldati dai gruppi armati come militanti, facchini, spie, vedette e informatori all’interno dei campi.
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di Redazione