Fordow, un incubo che perseguita Israele

I media iraniani hanno riferito che l’impianto di Fordow è stato recentemente attaccato, ma i danni sono stati descritti come limitati. L’impianto di Fordow è un impianto di arricchimento dell’uranio fortemente sorvegliato, sepolto mezzo chilometro sotto una montagna. È circondato da sistemi di difesa aerea e si trova in un villaggio a sud dell’antica città religiosa di Qom.
In questo contesto, il quotidiano britannico Financial Times ha descritto l’impianto nucleare iraniano di Fordow come il più grande incubo di Israele, sottolineando che sarebbe difficile distruggerlo, anche con l’assistenza americana.
Il quotidiano ha aggiunto che Fordow è un esempio lampante degli sforzi dell’Iran per rafforzare il suo programma nucleare contro qualsiasi potenziale attacco. È stato progettato per resistere ad attacchi diretti, garantendo al contempo la sicurezza delle sue centrifughe e dell’uranio altamente arricchito. Va notato a questo proposito che l’Iran ha a lungo sottolineato che la produzione di armi nucleari non fa parte della sua dottrina difensiva.
Le fortificazioni geologiche di Fordow sono superiori a quelle di Natanz, rendendola immune ai bombardamenti aerei convenzionali. Il Financial Times ha osservato che “potrebbe persino essere immune al bunker-buster americano GBU-57, in grado di penetrare 60 metri di cemento”.
Fordow è come una montagna di fuoco
Per i pianificatori militari israeliani, il sito di Fordow è come una montagna di fuoco: un impianto di arricchimento dell’uranio fortemente sorvegliato, situato mezzo chilometro sotto una montagna, circondato da difese aeree. Per Teheran, l’impianto di Fordow simboleggia il suo desiderio di proteggere il suo programma nucleare, progettato per resistere a un attacco frontale completo, con centrifughe e uranio altamente arricchito.
A livello globale, Fordow non è una struttura protetta in modo esclusivo. Ogni grande potenza militare con un programma nucleare possiede bunker militari sotterranei simili, che hanno ispirato innumerevoli thriller di spionaggio e teorie del complotto. Raven Rock negli Stati Uniti, noto come il “Pentagono segreto”, è costruito su una montagna in Pennsylvania. Si ritiene che il monte segreto russo Yamantau ospiti un grande impianto per armi nucleari. Lo stesso vale per le basi missilistiche sotterranee della Corea del Nord, costruite nelle montagne, mentre la base navale cinese di Longpo include una struttura sotterranea per sottomarini nucleari accessibile tramite tunnel. Ma Fordow è l’unica grande base militare sotterranea ad essere mai stata attaccata direttamente, un precedente che dimostra lo straordinario rischio corso dal Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu quando ha autorizzato gli attacchi israeliani.
A differenza di Fordow, l’impianto di arricchimento di Natanz si trova a soli 20 metri di profondità. Al contrario, la resistenza geologica di Fordow rende le sue sale di centrifugazione completamente impermeabili alle bombe convenzionali lanciate dall’aria. Tra queste, persino il Massive Ordnance Penetrator americano, un gigantesco bunker-buster in grado di penetrare 60 metri di cemento. Costruito in segreto, l’esistenza di Fordow fu resa pubblica nel settembre 2009, in un momento di grande tensione, quando funzionari americani, britannici e francesi declassificarono i dati di intelligence che dimostravano che l’Iran aveva costruito una fabbrica segreta nelle profondità di una montagna “incompatibile con un programma pacifico”.
L’ingannevole accordo del 2015
L’esito, che rafforzò quello che l’allora Primo Ministro britannico Gordon Brown definì “l’inganno seriale” dell’Iran, fu così drammatico da provocare una rara critica russa all’Iran e un avvertimento da parte della Cina. L’Iran tenne duro. “Quello che abbiamo fatto è stato del tutto legale”, dichiarò all’epoca il Presidente Mahmoud Ahmadinejad, aggiungendo: “Che affari avete voi a dirci cosa fare”?
Tuttavia, l’impianto di Fordow divenne il fulcro dei successivi tentativi internazionali di limitare il programma nucleare iraniano. Ciò portò a un aumento delle sanzioni Onu e fu al centro dell’accordo multilaterale del 2015, noto come Piano d’azione congiunto globale (Jcpoa), tra l’Iran e potenze mondiali tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia, Cina e Germania. In cambio dell’allentamento delle sanzioni, l’Iran accettò, tra le altre misure, di convertire l’impianto in un centro di ricerca, limitare il numero di centrifughe ivi installate, interrompere l’arricchimento dell’uranio per 15 anni e consentire un monitoraggio rafforzato da parte di ispettori internazionali.
Gli Stati Uniti si ritirarono dall’accordo sul nucleare nel 2018, durante il primo mandato di Donald Trump, e da allora l’Iran si è mosso per arricchire ulteriormente l’uranio. Dopo l’esplosione di Natanz del 2021, che l’Iran attribuì a Israele e che danneggiò la sua capacità di arricchimento, Teheran riavviò invece le centrifughe di Fordow. Questi dispositivi hanno iniziato a convertire le scorte di uranio a basso arricchimento dell’Iran a una purezza del 60%.
di Redazione