Fondi Lega: Salvini chiede incontro a Mattarella
Ormai la questione dei fondi della Lega è diventata di impatto politico nazionale e coinvolge le istituzioni dello Stato a vari livelli. Poche ore fa il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha invocato un incontro con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per cercare dirimere i nodi di una controversia che, a detta di Salvini, metterebbe a rischio il Governo e la democrazia nel Paese.
C’è una sentenza della Corte di Cassazione del 12 aprile scorso, in accoglimento del ricorso presentato dalla procura di Genova contro le decisioni del Tribunale del Riesame, le cui motivazioni sono state depositate qualche giorno fa. Nelle motivazioni si legge chiaramente che i quasi 49 milioni di euro di cui il Tribunale di Genova nel 2017 aveva chiesto la confisca, condannando l’ex segretario della Lega, Umberto Bossi, il tesoriere dell’epoca Francesco Belsito e altri tre imputati per truffa ai danni dello Stato, vanno sequestrati ovunque sia possibile reperirli.
Questo significa che tutti i conti correnti, i depositi, i libretti e tutte le somme future che possano fare riferimento alla Lega, saranno oggetto di sequestro diretto fino al reperimento dei 48 milioni 969mila euro provenienti dalla truffa. Le decisioni della Suprema Corte sono vincolanti per il Tribunale del Riesame che dovrà rettificare la precedente pronuncia secondo le indicazioni contenute nella sentenza della Cassazione.
Il problema è che secondo Salvini quei soldi non ci sono più perché sono stati spesi dal suo partito nell’arco di dieci anni e se, da un lato, tenta di sdrammatizzare rendendosi disponibile ad una colletta, dall’altro si lancia in un violento attacco alla magistratura parlando apertamente e senza peli sulla lingua di “sentenza politica” con la quale si tenterebbe di delegittimare la Lega ed il neonato Governo Conte.
Per questo motivo il ministro dell’Interno si è rivolto direttamente al Presidente della Repubblica chiedendogli un incontro per fare il punto della situazione e tentare di salvare il salvabile, rimettendo nelle sue mani la decisione di “salvaguardare la democrazia”. Peccato però che dal Quirinale non ne sappiano nulla, nel senso che, in pieno stile salviniano, l’appello al Presidente Mattarella, di rientro dalla missione nei Paesi baltici, sarebbe stato lanciato per via mediatica e non con una richiesta ufficiale, come da protocollo. Piuttosto stizzita la risposta del Colle: “Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è all’estero ed è all’oscuro di qualunque contatto”.
Com’era ovvio attendersi, il dibattito politico ed istituzionale successivo alle esternazioni di Salvini, è stato copioso e violento. Il sottosegretario alla Giustizia, il leghista Jacopo Morrone, ha rincarato la dose auspicando una liberazione della magistratura dalle correnti di sinistra. Ritorna in scena il tema delle “toghe rosse” di berlusconiana memoria come il più classico dei déjà vu. Non a caso il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede si è detto contrario al ritorno di scenari da seconda repubblica e dichiarando espressamente che le sentenze vanno rispettate.
di Massimo Caruso