Finlandia, fallito esperimento reddito di cittadinanza
Nel gennaio del 2017, la Finlandia ha lanciato un progetto sperimentale di reddito di cittadinanza: 560 euro al mese per due anni a 2mila disoccupati. Un investimento da venti milioni di euro voluto dal governo di centrodestra, con due obiettivi: studiare un possibile rimedio all’alto tasso di disoccupazione e semplificare l’organizzazione estremamente burocratica delle decine di tipologie di sussidi della Kela, l’istituto per la previdenza sociale, che vengono concessi solo in assenza di altri redditi. I cittadini scelti per il progetto del reddito di cittadinanza, invece, se decidono di lavorare continuano a percepire i 560 euro fino alla conclusione dell’esperimento, a dicembre 2018. Ora è ufficiale: il piano non verrà rinnovato.
Dal 2017, i duemila volontari hanno ricevuto dal sistema di welfare finlandese, avanzato ed esteso come tutti quelli dei cinque paesi nordici: Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e Islanda una cifra pari a 560 euro. Il pagamento di tale reddito di cittadinanza, contrariamente ad altre forme di sussidi e assistenza pagati in diversi Paesi dell’Unione europea, non è stato soggetto ad alcun vincolo. In altre parole il reddito di cittadinanza era pagato senza che il ricevente dovesse in cambio impegnarsi a cercare un lavoro o ad accettare impieghi offerti dall’ufficio di collocamento.
Al momento non è stato pubblicato nessun bilancio dei risultati ottenuti così come non vi sono motivazioni sul perché delle bocciatura; Helsinki starebbe valutando altre soluzioni di riforme del welfare per affrontare i problemi sociali causati dalla disoccupazione, che in Finlandia lamenta un tasso più alto rispetto a quello degli altri quattro Paesi nordici. L’economia finlandese è moderna, internettiana, globale e solida ma ha sofferto della crisi dei rapporti economici con Mosca e ancor più dei danni causati alla domanda di carta (la produzione di legno da carta è un suo importante comparto) causata dal forte calo di vendite di media cartacei ovunque, e dalla crisi di Nokia.
Molte le voci discordanti in Finlandia; due anni sono un lasso di tempo troppo breve per giungere alle conclusioni di un esperimento complesso come il nostro. Il governo avrebbe dovuto darci più tempo e più denaro per poter ottenere risultati affidabili, ha dichiarato alla Tv pubblica finlandese Olli Kangas, uno degli esperti che hanno lavorato all’esperimento. Per i ricercatori è particolarmente grave che il governo abbia deciso di sospendere la seconda parte del progetto, quella che prevedeva di coinvolgere un certo numero di lavoratori a partire dall’inizio del 2018, attualmente il reddito viene ricevuto soltanto da disoccupati di lungo corso.
L’idea di base era misurare l’impatto del reddito di cittadinanza anche su chi ha già uno stipendio e osservare quindi come il sussidio influenzi le scelte lavorative e di carriera. Il governo, però, ha deciso di non dare il via a questa seconda fase. Lo scorso dicembre il Parlamento si è allontanato ulteriormente dal progetto, introducendo dei nuovi requisiti per ricevere i sussidi pubblici attualmente in vigore. Per poter richiedere il sussidio di disoccupazione bisognerà avere lavorato almeno 18 ore nei due mesi precedenti.
Il progetto finlandese di lanciare l’esperimento attirò l’attenzione non solo della stampa internazionale, ma anche quelle di forze politiche che hanno fatto del reddito di cittadinanza la loro bandiera nella campagna elettorale italiana: Era il primo tentativo nella storia dell’Europa di introdurre un sussidio universale e non condizionato, come al momento esiste soltanto in Alaska e pochissimi altri luoghi al mondo.
L’idea dietro al reddito di cittadinanza è fornire a chiunque un sussidio, non condizionato all’accettazione di offerte di lavoro, per esempio, e slegato dalle condizioni economiche personali. È uno strumento per consentire a chiunque di avere uno standard di vita minimo, indipendentemente da qualunque altra considerazione.
La proposta italiana del reddito di cittadinanza
In Italia la notizia che la Finlandia avrebbe introdotto il reddito ha creato la solita sfilza di dichiarazioni inappropriate, soprattutto dal Movimento 5 Stelle che ha sempre definito la sua proposta “reddito di cittadinanza”, quando in realtà non sarebbe una misura universale e incondizionata ma un sussidio destinato ai disoccupati. Il Movimento 5 Stelle, quindi, propone un sussidio di disoccupazione o un reddito minimo garantito, mentre in Finlandia si è sperimentato qualcosa di differente; un vero e proprio reddito di cittadinanza.
L’idea alla base dell’esperimento era sostituire le attuali forme di welfare con il reddito di cittadinanza, così da creare nuovi incentivi al lavoro e ridurre l’attuale tasso di disoccupazione (che è intorno al 10 per cento, un record storico). La sostituzione, questa era la speranza del governo, avrebbe prodotto anche una razionalizzazione e quindi una riduzione della spesa sociale.
di Sebastiano Lo Monaco