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Finlandia e Svezia nella Nato e il costo da pagare alla Turchia

L’ammissione di Finlandia e Svezia nella Nato è ormai questione di dettagli. Il “timore” di una possibile invasione della Russia ha spinto Helsinki e Stoccolma tra le “sicure” braccia dell’alleanza atlantica. L’assalto della Russia all’Ucraina ha modificato il corso della storia ed ha impresso alla geopolitica un’accelerazione definitiva e improvvisa.

Finlandia e Svezia, il costo da pagare

Svezia e Finlandia non hanno avuto vita facile. Per aderire hanno dovuto attraversare le forche caudine di Ankara, guidata dal Sultano Erdogan che deve affrontare una crisi economica interna fortissima. Quello che voleva, ed ha ottenuto, è di rifarsi una verginità politica agli occhi del modo.

Quanto costa l’ingresso nella Nato? 73 nomi, presenti in una lista che il governo della mezzaluna ha fatto recapitare ai governi finlandesi e svedesi. All’interno vi sarebbero 33 persone da estradare dalla Svezia e 12 dalla Finlandia. Il tutto si è svolto sotto gli occhi beati e tranquilli di Stoltenberg anche se, ufficialmente, nessuna lista è girata tra i banchi del summit di Madrid.

Chi sono?

Principalmente curdi, poi giornalisti, intellettuali di sinistra, religiosi, un candidato al Nobel per la pace e per non farsi mancare niente anche un defunto. Questi i desideri di Erdogan per permettere ai due Paesi baltici di mettersi tra le braccia armate della Nato.

Tra i nomi più noti quello di Ragip Zarakolu, nato nel ’48 è uno dei più noti autori ed editori della Turchia. Nel 1977 fonda la Belge Pubblish House dando alle stampe libri di ex prigionieri politici. Nel ’79 fonda il giornale Demokrat che viene messo al bando l’anno successivo. Dal 2013 è esule in Svezia con tanto di cittadinanza svedese.

Nella lista sarebbe presente anche Mehmet Sirac Biligin, poeta curdo. Durante l’università ad Ankara, venne espulso dalla facoltà di Medicina per le sue attività politiche. Venne arrestato dopo i golpe del 1971 e del 1980. Anche lui è scappato in Svezia dove ha continuato a scrivere per il giornale Ozgur Gunden, considerato dal governo turco penna del Pkk, tanto da chiuderlo innumerevoli volte. Ci sarebbe un problema però, uno solo ed insormontabile: Biling è deceduto nel 2017.

I “gulenisti”

Chi invece è ancora in vita sono i giornalisti Kenes e Kenez: l’accusa per loro è di essere dei “gulenisti”. Entrambi lavorano in Svezia dopo aver prestato servizio presso quotidiani più o meno governativi in Turchia. Nella lista ci sarebbe anche Harum Tokak, scrittore e giornalista turco ed ex consulente del ministero dell’Educazione.

A rassicurare gli estradabili è stato il ministro italiano Luigi Di Maio che ha affermato con estrema certezza, che tutto ciò non avrà nessuna ripercussione sul popolo curdo. Stessa cosa ha detto Guerini: “La posizione dell’Italia, sui curdi, non cambia. Un conto è il Pkk, un conto è chi combatte l’Isis”.

di Sebastiano Lo Monaco

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