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Finisce la farsa delle Mistral: destinate alla Russia, vendute all’Egitto ma pagate dai sauditi

di Salvo Ardizzone

Il 23 settembre un comunicato ufficiale dell’Eliseo ha posto fine alla telenovela delle due Mistral, le navi d’assalto anfibio costruite per la Russia e poi non consegnate a causa dell’embargo imposto dagli Usa, a cui i paesi della Ue si sono accodati passivamente.

Parigi era in forte imbarazzo per quelle imbarcazioni ormai costruite, due Lhd (Landing Helicopter Dock) da 20mila tonnellate, dotate di avanzate soluzioni tecniche ed elettroniche, con imponenti capacità sia elicotteristiche che d’assalto anfibio. Malgrado l’interesse manifestato da India, Canada e Singapore, trovare chi le comprasse a prezzi accettabili era un problema, aggravato dalla colossale penale (quasi 1 Mld di Euro) richiesta dalla Russia per la mancata fornitura.

Ora, ponendo fine alle voci che giravano da un paio di mesi, il problema ha trovato soluzione: le prenderà l’Egitto e le pagherà l’Arabia Saudita (pare interessata a una di esse), che finanzierà anche tutte le modifiche per adattarle a un teatro operativo assai diverso da quello pensato per la Russia (e con le quali rientreranno pure i fondi per pagare la penale).

La notizia era già trapelata il 6 agosto, in occasione del faccia a faccia Al-Sisi–Hollande avvenuto nel corso dell’inaugurazione del raddoppio del Canale di Suez (per la cronaca, anch’esso finanziato da Riyadh). Allora il Presidente–Generale aveva ostentato la nuovissima fregata Tahya Misr, una Fremm già in costruzione per la Marina francese e girata a quella egiziana nell’ambito di un corposo pacchetto comprendente 24 Rafale ed altro ancora, anche questo pagato a piè di lista dall’Arabia Saudita. Adesso continua il suo shopping miliardario sovvenzionato dal Golfo, che in questo modo lo sostiene rafforzandone le mire di potenza regionale, e ripaga Parigi della “fedeltà” mostrata.

In questo sfacciato mercato delle vacche, Al-Sisi continua a rafforzarsi in attesa che il raddoppio del Canale di Suez e l’enorme giacimento di gas scoperto dall’Eni gli diano la base economica per giocare in proprio; Parigi continua a piazzare contratti miliardari grazie alla sua sfacciata attitudine di vendersi al miglior offerente; Riyadh si ostina a tentare di comprare il mantenimento della propria posizione di privilegio con le montagne di petrodollari che continua a dissipare.

Peccato che Al-Sisi sia sempre più orientato a una sua agenda, dettata esclusivamente dall’interesse proprio e della casta militare che l’esprime; la Francia, come sempre, cerchi il suo tornaconto e sia ora tentata terribilmente di instaurare un rapporto con l’Iran. A Riyadh resterà il ricordo delle montagne di petrodollari spesi e il collasso del suo passato potere.

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