Quelle ferite mai rimarginate della guerra civile libanese
Sono trascorsi 27 anni dalla fine della cruenta e devastante guerra civile libanese che costò la vita a 150mila tra militari e civili. Il conflitto si è concluso ufficialmente nel 1990, con l’amnistia generale e l’Accordo di Taif che misero fine al conflitto armato tra le varie fazioni, anche se persiste un costante conflitto sociale e una divisione tra le varie comunità, spesso frutto di ingerenze straniere e della cronica mancanza di un serio dialogo politico.
Le cifre di questa guerra furono agghiaccianti; tra il 1975 e il 1990, più di 700mila persone in Libano sono state sfollate e molti massacri furono commessi dalle varie milizie in conflitto, tra cui il massacro di Karantina del 1976, il massacro di cristiani a Damour e il massacro di Tel Al-Zaatar. La guerra civile ha avuto un impatto drammatico oltre che traumatico sulla popolazione libanese. Le statistiche disponibili dimostrano che circa il 2,7 per cento della popolazione libanese è rimasta uccisa durante i combattimenti, il 4 per cento è rimasta ferita e circa un terzo della popolazione ha dovuto abbandonare la propria casa.
I vari leader protagonisti e responsabili di atrocità e massacri si perdonarono a vicenda in virtù dell’amnistia generale del 1991, ma il popolo, vittima principale di quella guerra non ha superato del tutto quel conflitto, e soprattutto, non ha dimenticato quei massacri. I civili hanno subito realmente le perdite, hanno perso i loro cari, le loro case e il loro futuro, mentre i leader non hanno perso nulla, anzi hanno stretto ulteriormente la loro presa sul potere.
Oggi il Libano e i libanesi si trovano comunque sempre al centro di conflitti, tensioni e ingerenze. L’Arabia Saudita con i suoi petrodollari cerca di mantenere quel controllo trentennale grazie al suo “pupillo” Hariri, influenzando pesantemente e negativamente la politica interna ed estera del Paese dei cedri. Il vicino conflitto siriano non ha fatto altro che infiammare ulteriormente le divisioni tra le varie fazioni politiche, con scontri armati e attentati che hanno causato centinaia di vittime.
Fortunatamente si registrano anche cambiamenti positivi rispetto agli anni bui della guerra. Sicuramente l’elezione del nuovo presidente Aoun, che faticosamente sta cercando di ridare al Paese quella sovranità persa tanti anni fa, ha ridato forza e fiducia al Paese. Il ruolo sempre più determinante del movimento di Resistenza Hezbollah nel tessuto sociale, politico e militare, ha portato oggi il Libano a recitare un ruolo di primissimo piano nella regione.
di Giovanni Sorbello