Medio Oriente

Iran, collegato al Mossad rifugiato che bruciò il Corano

Iran – Il Ministero dell’Intelligence iraniano ha scoperto i legami tra Salwan Momika, un rifugiato di origine irachena che ha profanato il Sacro Corano in Svezia alla fine del mese scorso, e l’agenzia di spionaggio israeliana del Mossad.

In una dichiarazione rilasciata lunedì, il ministero ha rivelato che l’atto sacrilego di bruciare una copia del sacro libro musulmano in Svezia mirava a distogliere l’attenzione dagli atroci crimini commessi dal regime israeliano, in particolare nella città occupata di Jenin, nella Cisgiordania.

Il ministero ha sottolineato che l’ultimo atto di blasfemia, compiuto con il supporto della polizia svedese, ha avuto dimensioni più ampie rispetto a precedenti episodi simili. La dichiarazione afferma che il ministero ha raccolto sistematicamente informazioni da fonti pertinenti collegate all’atto offensivo e ha incrociato i risultati iniziali con le informazioni esistenti per esporre i motivi sottostanti. Secondo informazioni attendibili ottenute dall’Iran, Salwan Momika è nato in Iraq nel 1986 ed è entrato a far parte del Mossad nel 2019.

Durante la sua permanenza in Iraq, ha svolto un ruolo significativo nello spionaggio della Resistenza e nel contribuire alla destabilizzazione del Paese. Momika ha quindi presentato la sua famigerata reputazione e precedenti penali per ottenere l’accettazione e il favore dei sionisti.

Iran: Israele accompagna ogni massacro con un altro progetto criminale

Come ricompensa per il suo tradimento nei confronti della nazione irachena e della comunità islamica, ha ricevuto assistenza dai sionisti per ottenere la cittadinanza svedese. Dopo essersi stabilito in Svezia, Momika ha continuato il suo ruolo di mercenario per il regime israeliano, adattando le sue missioni alle sue nuove circostanze e opportunità.

Il ministero dell’Intelligence iraniano ha inoltre sottolineato che l’atto offensivo contro il Sacro Corano è stato deliberatamente orchestrato per creare “ondate mediatiche” e distogliere l’attenzione dagli atroci crimini del regime sionista a Jenin. Questa è una tattica comune dei sionisti, che accompagnano ogni massacro e atto di distruzione con un altro progetto criminale per distogliere l’attenzione dalle loro operazioni demoniache. Il tutto grazie alla totale complicità dell’Occidente.

di Redazione

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