Facebook, la censura al tempo dei social network
Qualche giorno fa Facebook ha pubblicato le linee guida sui contenuti che possono essere rimossi, ovvero un documento di circa trenta pagine sulla censura che intende applicare a ciò che gli utenti del social network più popolare al mondo intendono condividere. Dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, il colosso di Menlo Park ha pensato bene di correre ai ripari approntando la più classica delle “operazioni trasparenza”, mettendo nero su bianco le procedure di policy alle quali si atterrà.
Contro la censura, operante attraverso le attività di controllo poste in essere da undici diversi uffici con centinaia di dipendenti in grado di passare al setaccio contenuti in 40 lingue, gli utenti avranno la possibilità di appellarsi, ma l’ultima parola apparterrà sempre e comunque a loro.
Una sinergia tra intelligenza artificiale ed elemento umano deciderà in maniera sempre più selettiva i contenuti da postare e condividere, ma ciò non rappresenta una novità così sconvolgente, visto che le cesoie e i bavagli comunicativi non sono mai mancati su Facebook, come sui principali social media quali Twitter, Google o Wikipedia.
Ne sa qualcosa il blogger britannico Craig Murray che, a seguito della pubblicazione della trascrizione dell’intervista da parte di una radio israeliana di un generale di brigata dell’Idf (esercito israeliano), si è praticamente visto tagliare fuori dai principali social. La trascrizione dell’intervista evidenziava tutta l’arroganza ed il cinismo di cui possono essere capaci i militari israeliani nella Striscia di Gaza. Il generale di brigata Zvika Fogel, in buona sostanza, esplicava con toni perentori e non privi di un certo autocompiacimento, come l’utilizzo di cecchini contro i civili, bambini inclusi, rappresenti una prassi diffusa e necessaria per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza in quella tormentata zona.
Ebbene, dopo la pubblicazione di questa intervista i contenuti del blog di Murray praticamente erano diventati invisibili al resto degli utenti di Facebook, anche se di fatto non erano stati rimossi. Inoltre le visite provenienti da Facebook e Twitter sul sito di Murray erano divenute praticamente inesistenti a riprova di un vero e proprio dirottamento occulto del traffico in entrata sul suo blog. Occulto, perché nessun avviso è stato fatto pervenire a Murray circa il blocco.
Una maniera subdola di imbavagliare le voci fuori dal coro, di coloro i quali si prodigano in vari modi per fare emergere verità scomode per la loro pregnanza con ciò che succede realmente nel mondo, senza edulcorazioni o asservimenti.
di Massimo Caruso