Evasione fiscale, è record in Italia
Evasione fiscale record in Italia. È emblematica la cifra constatata con un sommerso di oltre 100 miliardi di euro all’anno. Numeri che dovrebbero far indignare la popolazione, ma che invece si arrabatta su argomenti preparatigli dal politicante di turno.
Il fenomeno dell’immigrazione gonfiato a dismisura ha fagocitato tutte le altre problematiche come la burocrazia sempre più kafkiana e la pubblica amministrazione disastrata. Capire le reali proporzioni di un fenomeno enorme come quello dell’evasione fiscale non è materia semplice in quanto è qualcosa che rimane a pelo d’acqua nascosta dai conteggi ufficiali. Attualmente la maggiore affidabilità dei dati è quella fornita dal rapporto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 2018.
Evasione dell’Iva
Il buco più grosso per le casse statali ha origine dall’evasione dell’Iva, che tra il 2011 e il 2016, secondo le valutazioni del Mef, manca annualmente per circa 35,6 miliardi di euro. Dopo l’Iva, l’ammanco più grave, pari a 32,9 miliardi di euro all’anno, è da ricercare nell’elusione dell’Irpef relativo al lavoro autonomo o d’impresa. Anche in questo caso il periodo di riferimento è quello che va dal 2011 al 2016.
A pesare sull’evasione annua c’è poi il sommerso inerente l’Ires (8,2 miliardi), l’Irap (7,6 miliardi), l’Imu (5 miliardi), l’Irpef relativo al lavoro dipendente (4,5 miliardi). Altro disavanzo degno di nota è quello delle entrate contributive a carico del datore di lavoro, valutate in 8,3 miliardi di euro annui.
Questi i numeri in termine di mancato gettito fiscale. Addentrandoci nei dati, l’entrata tributaria che viene evasa con maggiore frequenza è l’Irpef sul lavoro autonomo o d’impresa, poi c’è il canone Rai.
Tra il 2014 ed il 2016, lo Stato italiano ha visto diminuire le entrate tributarie di circa 5.5 miliardi, passando dai 95.5 del 2014 ai 90 miliardi del 2016. Se si pone il focus sul 2014-2015, si nota che la riduzione delle entrate tributarie è stata di 5,8 miliardi, compensata con un lieve aumento delle entrate contributive che hanno visto un versamento di 300 milioni in più.
Numeri da brivido, ma che lasciano indifferente buona parte della popolazione che nell’evasione fiscale trova la scappatoia di interessi personali. È un problema che viste le proporzioni, influenza la vita quotidiana di tutti, ma quando ci si rende conto del disastro che esso comporta è ormai troppo tardi per intervenire.
Come combattere l’evasione fiscale
Basterebbe eliminare il contante, cosa che Svezia, Finlandia e Norvegia hanno già fatto da tempo, lasciando che tutte le transizioni avvengano tramite carta di credito in modo da essere facilmente tracciabili. Dotare di pos qualsiasi attività commerciale e dare dei contributi a coloro che preferiscono far pagare il cliente attraverso carta di credito. Fornire di pos tutti i liberi professionisti a cominciare dai luminari della medicina sino ad arrivare ai principi del foro. Obbligare per queste professioni il pagamento tramite pos in modo da avere la certezza della somma e dell’avvenuto pagamento.
È molto più complicato a dirlo che a farlo, ma come ogni cosa che riguarda l’Italia a mancare sono sempre la volontà e gli interessi, che vengono salvaguardati sino al parossismo di essere la nazione europea con il più alto tasso di evasione fiscale.
di Sebastiano Lo Monaco