CronacaPrimo Piano

Eurozona in crisi tra scandali e recessione

di Salvo Ardizzone

L’Ocse ha diffuso ieri le sue previsioni e ha detto chiaro che l’Eurozona “rallenta fino a fermarsi e rappresenta un rischio rilevante per l’economia mondiale”, tanto che l’Organizzazione si dice “molto, molto preoccupata”. I problemi principali vengono dalla solita Italia che, malgrado gli annunci, scivola all’ultimo posto prima della Russia (che però ha la scusante delle sanzioni e della selvaggia guerra finanziaria che le sta facendo Washington), dalla Francia di cui sappiamo già e, udite!, dalla Germania, sulla soglia d’entrare in recessione.

L’appello dell’Ocse alla Bce di tentare di tutto, “al di là delle misure fin’ora tentate”, prima del disastro, è stato preso al volo da Draghi che nella riunione di ieri non solo ha mantenuto tutte le misure già prese ed annunciate, ma “ha dato mandato allo staff di studiare nuove misure straordinarie”. Sembra che alla riunione dei banchieri centrali ci siano state forti tensioni, con Weidmann (il presidente della BundesBank) e gli altri del Nord furiosi per gli sforzi della Bce di pompare liquidità in un’Eurozona in stato comatoso, proprio per le politiche imposte da Berlino.

È incredibile fin dove giunga l’ottuso egoismo di chi, pur dinanzi all’evidenza, continua imperterrito a voler imporre una ricetta tossica; d’accordo che è un modello che ha permesso alla Germania il massimo utile ed alla Cancelliera il massimo ritorno di consensi nel suo Paese, ma ora anche lei sta finendo sugli scogli, tirandosi dietro l’intera Europa.

È un momento terribile per la Ue, fra crisi economiche e politiche (vedi antieuropeismo sempre più diffuso e la contrapposizione suicida con la Russia), e proprio in questo momento il neo Presidente della Commissione, Juncker, fortissimamente voluto dalla Merkel per mantenere il controllo delle politiche europee, viene raggiunto dal caso LuxLeaks.

Si tratta d’uno scandalo colossale messo alla luce dall’inchiesta d’un gruppo di giornalisti di vari Paesi; secondo le 28mila pagine dei dossier raccolti, le autorità del Lussemburgo hanno stretto accordi fiscali con centinaia di mega aziende di tutto il mondo (comprese 31 italiane) per spostare nel Granducato flussi finanziari enormi, pagando tasse minime ed eludendo quelle degli Stati presso cui hanno la sede. Praticamente, tramite sofisticate operazioni da un canto e benevoli interventi mirati del Governo dall’altro, hanno trasformato il Lussemburgo in un colossale paradiso fiscale dentro la Ue, con tutto ciò che segue in termini di vantaggi economici e commerciali.

Il fatto è che negli ultimi 18 anni, Juncker è stato non solo il Premier del Granducato, ma anche il signore incontrastato di quella scena, senza il cui placet nulla si muoveva. È ovvio che tutto ciò è avvenuto sotto la sua regia, come è ovvio che ora si dirà che tutto ciò era legale (sfido, visto che nel piccolo Stato era lui a dettare le leggi!); quello che ci chiediamo è che credibilità possa mai avere un simile individuo, venduto alla finanza e al capitale internazionale ed ora messo di peso a capo della Commissione, a guardia degli interessi tedeschi. E aggiungiamo: e sarebbe questa la persona che dovrebbe guidare la Ue fuori dalla sua crisi peggiore?!

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