Palestina

Cisgiordania, una polveriera pronta a esplodere

Decenni di crimini israeliani contro la Palestina hanno trasformato la Cisgiordania e la Striscia di Gaza in una polveriera pronta a esplodere. 

La furia palestinese è riesplosa di recente a seguito della mossa “traditrice” degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrain per normalizzare le relazioni diplomatiche con il regime israeliano. Nelle ultime settimane, migliaia di palestinesi hanno organizzato raduni per protestare contro la normalizzazione arabo-israeliana. La risposta israeliana è stata la brutale repressione delle manifestazioni.

Preoccupazioni israeliane 

La paura di una dura risposta palestinese ha spinto gli israeliani in uno stato di preoccupazione per le condizioni attuali. Un alto funzionario del governo israeliano, ha evidenziato la prontezza dell’apparato di sicurezza israeliano per un possibile deterioramento della situazione in Cisgiordania e Gaza. Secondo quanto riferito, il funzionario ha convenuto che la Cisgiordania è più sensibile di Gaza e la situazione della sicurezza è sul punto di esplodere. 

Il quotidiano israeliano Maariv ha riportato che l’attuale politica israeliana è quella di evitare misure severe per evitare uno stato di emergenza che rifletta la realtà nella regione palestinese. Tuttavia, secondo il giornale, bisogna anticipare gli eventi sul campo. Ciò mostra lo stato di apprensione che gli israeliani stanno vivendo mentre monta la tensione in Cisgiordania. 

Normalizzazione senza risultati 

Gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrain hanno affermato che il disgelo con il regime israeliano ha lo scopo di risolvere la decennale causa palestinese. Ma questo è in contrasto con tutto ciò che è avvenuto negli anni di occupazione israeliana. Infatti, ogni volta che ci sono stati compromessi e ritiri, Tel Aviv ha violato ulteriormente i diritti dei palestinesi. L’accordo di Oslo del 1993 doveva essere un accordo temporaneo di cinque anni per poi lasciare il posto a uno permanente. Problemi come Gerusalemme, i rifugiati palestinesi, gli insediamenti israeliani, la sicurezza e la demarcazione dei confini erano programmati per trovare una soluzione in base a un accordo permanente. Ma non solo non sono stati risolti, ma l’ostilità israeliana si è rafforzata portando all’occupazione di ulteriori regioni della Cisgiordania dove sono stati costruiti nuovi insediamenti. 

Armare la Cisgiordania una scelta obbligata

Mentre la Cisgiordania è sotto l’assedio israeliano come la Striscia di Gaza, sembra che l’unico modo in cui i palestinesi possono affrontare gli occupanti israeliani sia prendere le armi per difendere la loro terra dalla soffocante occupazione israeliana. 

Armare la Cisgiordania richiede una volontà politica e la convinzione delle autorità palestinesi nella Resistenza. Devono cooperare e coordinarsi nel perseguimento di questa idea strategica. Molti esperti concordano sul fatto che sarebbe un incubo per i funzionari israeliani immaginare una guerra futura in Cisgiordania. Infatti, i combattenti palestinesi avrebbero bisogno di razzi con meno di 50 chilometri di raggio per attaccare obiettivi israeliani nei territori occupati o razzi con meno di 10 chilometri di raggio per attaccare l’aeroporto Ben-Gurion. Questo scenario sarebbe devastante per il regime israeliano. Pertanto, con la costante occupazione israeliana, i palestinesi non hanno altra strada che armarsi per difendersi dalle atrocità del regime sionista.

di Yahya Sorbello

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