Esso lascia Augusta, preoccupazione per ambiente e lavoratori
Esso cede la raffineria di Augusta agli algerini di Sonatrach, creando un clima di forte preoccupazione per le sorti di ambiente e lavoratori. L’impianto, uno dei più grandi d’Europa, fondato nel 1949 dai Moratti e gestito da ben 57 anni dalla compagnia petrolifera texana, rappresenta il nucleo dell’intero polo petrolchimico di Priolo e Melilli ed è in grado di lavorare otto milioni di tonnellate di petrolio l’anno.
L’accordo tra Esso Italiana, filiale di Exxon Mobil e la compagnia petrolifera statale algerina Sonatrach, riguarda la cessione del ramo d’azienda che comprende la raffineria di Augusta dei depositi carburante di Augusta, Palermo e Napoli e degli oleodotti che collegano questi impianti.
Diverse le reazioni negative da parte di esponenti politici, sindacati e ambientalisti per la metodologia spiccia utilizzata nel rendere nota l’intesa, ossia senza preavvisi e che ha tanto il sapore di fuga da un territorio a rischio di desertificazione industriale. Un deserto inquinato in cui vagano disorientati i 660 lavoratori dell’impianto, incerti sulle sorti che toccheranno a ognuno di loro e alle rispettive famiglie.
I vertici di Esso Italiana hanno assicurato «una gestione attenta della transizione, con particolare riferimento al personale, alla sicurezza, alle relazioni con le comunità locali e alla tutela dell’ambiente». Sta di fatto che la multinazionale americana lascia il territorio che sfrutta dal 1961 in una situazione critica.
La raffineria di Augusta rientra tra i siti di interesse nazionale (Sin), per cui le operazioni di bonifica restano a carico dei responsabili dell’inquinamento e quindi alla Esso. Tuttavia, sui complessivi 5.814 ettari di terreno, il 48% risulta contaminato e fino ad oggi, in un arco temporale di 18 anni solo l’8% di esso risulta essere stato sottoposto a bonifica. Un’inezia, se si considera la vastità dell’area impattata da un disastro ambientale reiterato da ben oltre mezzo secolo e travestito da sviluppo economico.
L’arroganza industriale delle multinazionali
Una delle coste più belle della nostra isola, deturpata dall’arroganza industriale delle multinazionali e di politiche sempre solerti alla svendita di porzioni sempre più ampie di territorio. Il tutto a discapito dell’ambiente e della salute pubblica dei residenti. Fin dall’insediamento i casi di malformazioni neonatali e patologie legate direttamente all’inquinamento ambientale prodotto dagli impianti della zona sono stati palesi ed hanno portato la qualità della vita dei cittadini ai limiti della sostenibilità.
Per tali motivi la cessione all’agguerrita compagnia algerina desta preoccupazione nella comunità civile e nelle organizzazioni ambientaliste. Si teme che la Esso possa non tenere fede agli impegni assunti ai fini della bonifica del sito e che la nuova compagnia possa intensificare lo sfruttamento di un territorio già duramente provato da lunghissimi anni di produzione industriale cieca e spietata.
di Massimo Caruso