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Iraq, progetti Usa-Daesh per destabilizzare il Paese

Iraq – I terroristi, che due anni fa hanno assassinato il generale Qassem Soleimani e Abu Mahdi al-Mohandis, sono ritornati a Baghdad. Questa volta i criminali hanno preso di mira la casa del primo ministro Mustafa al-Kazemi, che fortunatamente è rimasto illeso.

Il Premier iracheno ad interim, che difficilmente manterrà il suo posto quando finalmente nascerà il nuovo governo, non è né una minaccia per i terroristi né per gli interessi dei loro padroni. Il motivo per cui è stato preso di mira è un maldestro tentativo di dare la colpa alle masse popolari che protestavano pacificamente nella Green Zone che la scorsa settimana sono state colpite dal fuoco di elementi sospetti tra le forze di sicurezza.

È quindi chiaro che i tre droni che hanno puntato sulla residenza di Kazemi sono stati lanciati o da una delle basi delle forze di occupazione americane, oppure dai terroristi Daesh che gli Usa stanno cercando di riorganizzare in Iraq nel tentativo di mantenere il Paese nel caos.

Iraq al centro della sedizione occidentale

La Repubblica Islamica dell’Iran ha espresso sollievo per l’incolumità del primo ministro iracheno e ha denunciato con decisione il fallito attacco terroristico “di coloro che negli ultimi 18 anni hanno violato la stabilità, la sicurezza, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Iraq e hanno cercato di raggiungere i loro sinistri obiettivi nella regione creando gruppi terroristici e suscitando sedizione”.

Le Hashd al-Shaabi, che sono la spina dorsale della stabilità dell’Iraq e baluardi contro i progetti criminali Usa/Daesh, hanno condannato il vile tentativo e chiesto un’indagine immediata.

Anche il Comitato di coordinamento della Resistenza irachena ha deplorato l’attacco alla residenza del premier, chiedendo l’istituzione di una commissione d’inchiesta composta da esperti delle Unità di mobilitazione popolare (Hashd al-Shaabi).

Anche Israele potrebbe essere coinvolto in questo ennesimo attacco terroristico in Iraq, in considerazione del fatto che in caso di attacchi da parte di droni è difficile risalire al loro sito di lancio e sapere chi c’è dietro.
Secondo gli esperti, potrebbero volerci anni di indagini per identificare gli aggressori .

Questi fattori, tuttavia, non dovrebbero distrarre gli investigatori dalla loro indagine, soprattutto in vista della massiccia propaganda lanciata dai media occidentali filo-sionisti per cercare di fomentare la sedizione interna in Iraq mettendo un partito contro l’altro, in modo che resta irrisolta la questione dell’uscita degli Stati Uniti entro fine anno. Pertanto, la pressante necessità per tutti gli iracheni amanti della libertà, indipendentemente dal risultato delle recenti elezioni, è di chiedere con una sola voce la chiusura dei centri del terrorismo, cioè le basi americane.

di Redazione

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