Esercito israeliano: non siamo pronti per la guerra
In una nuova rivelazione sbalorditiva, il difensore civico dell’esercito israeliano ha avvertito lunedì che un nuovo cupo rapporto annuale da lui prodotto indica una pletora di mancanze nelle capacità operative dell’esercito. Inoltre ha gettato dei dubbi sulla disponibilità dell’esercito sionista per “un conflitto nel sud”.
In questo contesto, il generale israeliano, Yitzhak Brik, ha pubblicato quello che sarà il suo rapporto annuale finale in quanto difensore civico dell’esercito israeliano. Il rapporto è pieno di conclusioni pessimistiche e mette in evidenza una serie di fallimenti nell’apparato dell’esercito che, secondo lui, potrebbe emergere nei livelli di preparazione dell’esercito durante la prossima guerra.
Secondo Brik, esistono discrepanze tra le dichiarazioni pubbliche, la spavalderia delle capacità dell’esercito e le realtà sul terreno. “Ci sono documenti che sostengono le mie affermazioni e non solo dichiarazioni dirette di alti funzionari e ufficiali sul campo”, ha spiegato il generale.
“Manca il regolare monitoraggio militare dei processi militari, i problemi disciplinari e il mancato adempimento degli ordini. Prendiamo ad esempio il fatto che due miliardi di shekel sono stati investiti in unità di stoccaggio di emergenza dopo la Seconda Guerra del Libano, ma il progetto è stato abbandonato”, ha dichiarato Brik.
Intervistato dall’agenzia Ynet sul livello della prontezza dell’esercito israeliano nel caso in cui scoppi una guerra nel prossimo futuro nel sud, Brik è stato reticente. “Nell’esercito, hanno sempre affermato di interferire in aree che non sono mie, ma è un dato di fatto che a causa dei miei resoconti hanno trattato le unità di deposito di emergenza, con postazioni di osservazione e con soldati che si occupano di Iron Dome e trascurato basi di addestramento nel Golan”, ha continuato. Nelle scoperte di Brik, egli indica la bassa qualità in particolare tra il grado di comando junior fino al grado di battaglione.
Il rapporto lamenta anche l’uso continuato di smartphone e applicazioni, in particolare WhatsApp e l’uso di server di posta elettronica non protetti “come un modo per gestire la routine di unità”, nonostante il pericoloso fenomeno evidenziato nei rapporti precedenti. Soldati e comandanti conducono esercitazioni con gli smartphone durante le attività operative. “Un soldato con uno smartphone accanto a una recinzione di confine può rivelare la posizione dell’esercito, gli smartphone devono essere consegnati prima delle esercitazioni militari. Tali fenomeni, che dilagano dallo Stato Maggiore in giù, causano gravi danni alla leadership e alla capacità di comando”, ha concluso il generale israeliano.
di Giovanni Sorbello