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Entra in scena il cloro nel “progetto terroristico dell’Isil”

di Carolina Ambrosio

La minaccia terroristica dell’Isil accresce le sue violenze nella zona dell’Iraq, anche grazie all’uso di sostanze altamente velenose. Il consiglio regionale di sicurezza del Kurdistan in Iraq ha esposto una serie di prove secondo cui i miliziani del gruppo takfiri avrebbe utilizzato cloro negli attacchi contro il popolo curdo.

L’utilizzo di gas altamente velenosi a danno delle popolazione non è nuovo nel variegato panorama delle guerre in Medio Oriente. Nella memoria storica, l’uso del gas cloro ci riporta immediatamente indietro nel tempo, in un scenario da prima guerra mondiale. Il gas cloro, inoltre, dal colore giallastro e in virtù del suo forte odore soffocante e letale, è elencato nella convezione delle armi chimiche (Cwc) come arma chimica fortemente velenosa e, per questo vietata nei campi di battaglia.

Secondo quanto dice un ufficiale curdo, ricercatori dei laboratori dell’Unione Europea hanno raccolto campioni di terra in cui il livello di cloro era troppo alto per essere considerato un minerale preesistente nel terreno. Ciò fa supporre che il cloro sia stato appunto utilizzato come arma chimica ai danni della popolazione curda in uno dei conflitti che interessano l’area.

Il consiglio di sicurezza è convinto che il cloro sia stato utilizzato in un’offensiva del gruppo armato per riconquistare la città perduta di Tikrit. L’ipotesi non è del tutto irrealizzabile e sarebbe suffragata da uno dei filmati che i militanti, seguendo l’esempio di Saddam Hussein e Al-Qaeda, usano fare per accrescere il terrore e aumentare agli occhi degli spettatori la loro presunta infallibiltà. Nel filmato si vede chiaramente che il fumo prodotto dall’attacco era di colore arancione, il che avalla maggiormente l’ipotesi dato che il cloro in condizioni standard si presenta come una sostanza dal colore giallastro.

Tuttavia, ancora una volta si deve registrare una certa inefficienza e indifferenza di altre organizzazioni a carattere più internazionale per le faccende riguardanti il Medio Oriente. L’Organizzazione per la proibizione delle armi chimica (Opcw) ha riferito alla stampa di non aver ricevuto ancora un’esplicita richiesta da parte dele autorità irachene per indagare maggiormente e verificare la veridicità delle affermazioni del consiglio regionale di sicurezza del Kurdistan. Per cui, per adesso, niente di nuovo sul fronte “orientale”. Di nuovo.

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