Ennesimo studio boccia il vaccino antinfluenzale
Sono passati solo tre anni dalla farsa della “pandemia” dell’influenza suina e del suo vaccino, contenente adiuvanti potenzialmente pericolosi come lo squalene. Ricordiamo che si trattò di una pandemia creata “ad hoc”, in quanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in maniera del tutto immotivata, arrivò addirittura a modificare la definizione di “pandemia” poche settimane prima della messa in commercio del vaccino, al fine di potervi includere anche l’influenza suina che, in realtà, era assai più mite di una normalissima influenza stagionale.
La maggior parte della gente però comprese l’inganno, grazie al web e ad alcuni medici coscienziosi che si esposero in prima persona; ma il danno, purtroppo, era già stato fatto, con il risultato che i Paesi occidentali sperperarono un’enorme quantità di denaro pubblico per dei vaccini rimasti in gran parte inutilizzati. Ora, dopo soli due anni di tregua e nella speranza che la popolazione si sia dimenticata del flop relativo all’influenza suina, è ricominciato il terrorismo mediatico e di nuovo si parla di“influenza cattiva”, di vaccino utile, sicuro e necessario, fino ai più funesti presagi dei soliti virologi, ormai onnipresenti nei mass media, che prevedono addirittura un “raddoppio delle morti”, in mancanza della realizzazione del programma di vaccinazione previsto.
Queste previsioni catastrofiche, sempre smentite dai fatti, sollevano forti dubbi sulle reali intenzioni di queste eccessive campagne mediatiche favorevoli ad una vaccinazione di massa di scarsa efficacia, affatto priva di effetti collaterali e che ha l’aggravante di essere spesso consigliata a milioni di persone sane, tra cui anziani, bambini e donne in gravidanza.
La Scienza, intanto, continua a fornirci prove continue sulla modestissima efficacia (quando non sulla totale assenza di efficacia) del vaccino antinfluenzale. Le conclusioni di un recentissimo studio pubblicato nell’Ottobre 2012 sulla rivista scientifica Clinical Infectious Diseases [1] mostra dati a dir poco scoraggianti sulla reale efficacia del vaccino antinfluenzale: nella fascia di età fino agli otto anni l’efficacia risulta modesta, mentre per le persone sopra ai sessantacinque, (quindi, la fascia d’età cui viene maggiormente raccomandata la vaccinazione), l’efficacia risulta ancora più bassa (inferiore al 40%).
Ma numerosi altri studi si aggiungono alla lista. Ad esempio, quelli pubblicati nel 2006, dall’organizzazione no-profit The Cochrane Collaboration, nei quali gli autori riportavano conclusioni analoghe, se non peggiori: l’efficacia del vaccino antinfluenzale in bambini sotto i due anni è pari al placebo (cioè nulla) [2] e non ci sono prove scientifiche sufficienti che dimostrino l’efficacia del vaccino antinfluenzale nel ridurre la mortalità negli anziani [3]. Studi pubblicati nel 2008 su Lancet e su New England Journal hanno inoltre dimostrato che la vaccinazione antinfluenzale non è associata ad una riduzione del rischio di polmonite nelle persone anziane [4] [5] e una ricerca del 2008 pubblicata su “American Journal of Respiratory and Critical Care of Medicine”, conferma che non vi è stata alcuna diminuzione delle morti per influenza e polmonite negli anziani, nonostante il fatto che la copertura vaccinale fra questa popolazione sia aumentata dal 15% (nel 1980) al 65% (data di oggi) [6]. Per concludere, in un importante studio del 2004 compiuto su 800 bambini asmatici – a metà dei quali era stato somministrato il vaccino antinfluenzale e all’altra metà no – la conclusione è stata che non si è riuscita a fornire alcuna evidenza che il vaccino antinfluenzale prevenga dai peggioramenti dell’asma pediatrico [7].
E nelle donne incinte? Attualmente il vaccino antinfluenzale viene raccomandato anche alle donne al secondo e terzo mese di gravidanza, quasi fossero delle malate e come se il vaccino fosse assolutamente innocuo. Un imponente studio, pubblicato nel 2006 nel Journal of American Physicians and Surgeons [8], ha preso in esame circa 50 mila donne in gravidanza e altrettanti nuovi nati, negli anni che andavano dal 1997 al 2002.
Veramente preoccupanti le conclusioni fatte dagli autori: si dovrebbe ritirare la raccomandazione del vaccino influenzale a donne incinte, in quanto:
a) una influenza è raramente una complicazione per una donna incinta,
b) non sono stati fatti studi sulla sicurezza,
c) non ci sono state differenze significative di incidenza della malattia tra le donne vaccinate e quelle non vaccinate,
d) paradossalmente gli autori hanno trovato che le ospedalizzazioni correlate a malattie simili all’influenza, nelle donne vaccinate sono 4 volte tanto (il 2,8% contro lo 0.7%).
Queste osservazioni non solo mettono in discussione l’efficacia del vaccino, ma sollevano anche la preoccupazione che la vaccinazione in realtà porti un rischio aggiuntivo di malattie simili alla influenza.
E dunque, con tanti gravi problemi economici che affliggono ora l’Italia, non sarebbe auspicabile indirizzare altrove risorse finanziarie sempre più esigue?
BIBLIOGRAFIA
[1] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22843783
[2] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16437500
[3] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16856068
[4] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?orig … %5Bpdat%5D
[5] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term … ailssearch
[6] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?orig … %5Bpdat%5D
[7] http://adc.bmj.com/content/89/8/734.abstract
[8] http://www.whale.to/vaccine/ayoub.pdf
Fonte: www.omeosan.it
* Iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi di Perugia che praticano Medicine Non Convenzionali per la disciplina Medicina Omeopatica