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Fiumi di denaro sporco nel gioco d’azzardo

di Salvo Ardizzone

Il giro di denaro sporco originato dalle macchinette da gioco illegali, in Italia ammonta ad almeno 8,6 mld, oltre il 20% degli incassi ufficiali; una cifra destinata a crescere esponenzialmente di pari passo all’incremento del gioco legale. È questa la denuncia della Consulta Nazionale Antiusura, che ha presentato una minuziosa quanto documentata ricerca sulla presenza della criminalità nel mercato del gioco d’azzardo, svolta dal sociologo Maurizio Fiasco, uno dei massimi esperti sull’argomento.

I dati sono peggio che allarmanti: le macchinette, per intenderci le newslot e le vtl (video lottery terminal), rappresentano l’azzardo più diffuso con il 56% della spesa lorda sul mercato del gioco; si tratta di circa 420mila slot distribuite in 161.252 “sportelli” diffusi a macchia d’olio dappertutto, con un “fatturato” di 49 mld e 700 ml nel 2012 e di 47 mld e 607 ml nel 2013. È un giro d’affari spaventoso, compresi gli altri “giochi” hanno rastrellato 88,5 mld nel 2012; un buco nero dove finisce in media oltre 1 euro su 10 della spesa complessiva delle famiglie. E queste sono solo le cifre ufficiali, nelle macchinette nel 2012 sono transitati almeno altri 8,6 mld senza che nessuno se ne accorgesse o se ne volesse accorgere; le province di Roma e Napoli hanno un giro di “sommerso” stimato in 1,5 mld ciascuna e così via nelle altre.

È incredibile come nessuna autorità, ente, autority di cui l’Italia è così ricca, abbia fatto uno studio, un’analisi su un fenomeno così massiccio e devastante, o meglio, è assolutamente comprensibile se si tiene conto di quanto uno Stato biscazziere incassi da questo fenomeno ignobile, in cui la delinquenza ha trovato uno spazio ideale per insediarsi, con buona pace delle dichiarazioni ipocrite quanto false dei Monopoli di Stato e dei Concessionari.

Quanto questo interesse inconfessabile sia evidente, e condizioni ogni scelta della Pubblica Amministrazione, trapela tutto anche dalle dichiarazioni rilasciate dal Vice Ministro all’Economia e Finanza Enrico Morando, che, intervenendo l’11 giugno a un convegno di Unigioco, ha detto che nella bozza di decreto delegato in preparazione per il settore, dovranno tenersi in conto gli interessi di un settore che ha un rilievo persino più ampio del gettito erariale che genera, e che il gioco ha portato alla nascita di un sistema industriale che dà occupazione.

Con queste premesse, parlare dei danni paurosi derivanti dal diffondersi esponenziale delle ludopatie, dei costi sociali immensi collegati a tali fenomeni che si intrecciano all’usura e a molti altri reati, è tempo perso, per non dire delle infiltrazioni malavitose.

Qui non si vuole parlare di proibizionismo, ma di una seria regolamentazione si, e anche di controlli degni di tale nome, proprio quelli che sono assenti nel sottobosco (e ci limitiamo a chiamarlo tale) che circonda il settore.

È ancora una volta desolante come l’Italia non sia un Paese normale, anzi, neppure un Paese, perché non è tale chi si fa biscazziere o complice di biscazzieri.

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