Emergenza alimentare e idrica a Gaza
L’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa) ha riferito che più della metà della popolazione della Striscia di Gaza ha un disperato bisogno di assistenza alimentare.
“Mentre nel 2000, l’Unrwa ha rifornito di aiuti alimentari circa 80mila rifugiati a Gaza, questo numero oggi è aumentato a più di 930mila, quasi il 70 per cento della popolazione di rifugiati e oltre il 50 per cento della popolazione totale”, ha riferito l’agenzia delle Nazioni Unite. L’organismo dell’Onu ha sottolineato gli effetti invalidanti del blocco israeliano sulla Striscia di Gaza, avvertendo che quella porzione di territorio sarebbe diventata invivibile entro il 2020, in caso di persistenza dell’attuale situazione. Il blocco israeliano della Striscia di Gaza è in vigore dal 2007, e ha causato un calo del tenore di vita, livelli senza precedenti di disoccupazione, e una povertà inesorabile.
Il regime israeliano nega a circa 1,8 milioni di persone a Gaza i loro diritti fondamentali, come la libertà di movimento, l’istruzione e un’adeguata assistenza sanitaria. Come se non bastasse, l’Unrwa riferisce che Israele ha tagliato l’approvvigionamento idrico nelle aree chiave della Cisgiordania occupata lasciando decine di migliaia di palestinesi senza acqua potabile.
Israele controlla tutte le fonti d’acqua in Cisgiordania ed impone severe restrizioni all’uso dell’acqua da parte dei palestinesi nella loro area. Le continue interruzioni dell’erogazione dell’acqua sono causate dalla criminale decisione dell’azienda israeliana Makerott, principale fornitore di acqua in Cisgiordania, di ridurre la quantità di acqua erogata.
La crisi è particolarmente concentrata a Jenin e nella zona di Nablus, tanto da costringere la gente a comprare costosi serbatoi per la raccolta dell’acqua. Questo ennesimo sopruso israeliano viola gli accordi per la fornitura di acqua in Cisgiordania firmati tra la società Makerott e l’Autorità nazionale palestinese (Anp).
di Cinzia Palmacci