Embarghi, sanzioni e boicottaggi non fermano lo sviluppo in Iran
I media occidentali descrivono l’Iran come un Paese chiuso ed arretrato; questa narrazione è funzionale al disegno che Washington, Riyadh e Tel Aviv portano avanti da decenni per ghettizzare una Nazione di 77 milioni di abitanti, con una cultura millenaria ed una potenzialità economica immensa, nel tentativo di limitarne il peso di potenza regionale nell’area.
Tuttavia, malgrado embargo, guerre economiche e boicottaggi di tutti i tipi, il sistema Paese si è saputo sviluppare in ogni campo, anche in quello scientifico e delle tecnologie, in cui è più duro progredire nelle condizioni in cui tentano di relegarlo i suoi avversari.
A tal proposito sono recentissime le dichiarazioni del vice ministro del petrolio con delega alla ricerca e dell’Ad della National Iranian Oil Company, che l’Iran, nell’ambito d’un programma d’investimenti da 20 Mld di dollari, entro il marzo del 2018 implementerà le sue capacità estrattive di greggio di 700mila barili/giorno grazie all’impiego di tecnologie assolutamente innovative geomeccaniche, che consentono una maggiore e più razionale coltivazione dei campi petroliferi.
L’Iran, che è quarto al mondo per riserve di greggio e secondo per quelle di gas naturale, è in una fase di forte rilancio delle produzioni e di massicci investimenti dei ricavi in tutti i settori dell’economia e della ricerca.
Il crescente riconoscimento del suo peso politico ed economico da parte della comunità internazionale, che è ormai nei fatti malgrado le strenue opposizioni israeliane e saudite che vedono così compromesse le proprie rendite di potere nell’area, contribuisce potentemente non solo ad avviare a soluzione le tante crisi che destabilizzano la regione (suscitate appunto da Riyadh e Tel Aviv), ma funge da potente fattore di sviluppo per l’economia mondiale.