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Elezioni Pakistan, tra terrorismo e regime militare

Oggi il Pakistan ha un appuntamento con la storia. Nonostante le forti disparità e le teorie di cospirazione, il popolo del Pakistan eserciterà il proprio diritto ad eleggere un nuovo governo. Tra i 34 partiti politici che la Commissione elettorale del Pakistan ha dichiarato idonei a partecipare alle elezioni generali del 2018, dopo aver fornito tutti i documenti richiesti e la tassa per la registrazione, troviamo anche il principale partito sciita pachistano Majlis-e-Wahdat-e-Muslimeen (Mwm), guidato da Allama Raja Nasir Abbas Jafari.

Partito sciita Majlis-e-Wahdat-e-Muslimeen

Tra gli altri partiti idonei figurano la Lega musulmana del Pakistan – Nawaz, il Partito popolare pakistano, la Lega musulmana pakistana, il movimento Muttahida Qaumi, il partito nazionale, il partito nazionale Awami, la lega musulmana All Pakistan, la Lega musulmana Awami, il Pakistan Awami Tehreek. Sono elencati anche il partito di Allama Sajid Naqvi e le fazioni di partiti religiosi sotto la bandiera di Muttahida Majlis-e-Amal.

Il Majlis Wahdat-e-Muslimeen è stato fondato nell’agosto del 2009 a Islamabad da un gruppo di membri del clero musulmano sciita ed ex membri della più grande organizzazione studentesca sciita Imamia. Ha una forte presenza nel Punjab, nel Sindh, nel Khyber Pukhtunkhwa, nel Baluchistan, nel Gilgit-Baltistan e in Azad Kashmir. Il principale obiettivo del partito è combattere contro l’oppressione della comunità sciita pakistana, stabilire una buona convivenza e collaborazione con la comunità musulmana sunnita, aumentare la consapevolezza politica e religiosa tra i musulmani sciiti del Pakistan. Dalla sua fondazione, il partito sciita ha subito diversi attacchi terroristici e molti suoi militanti sono stati assassinati.

Il sistema di sicurezza per le elezioni prevede il dispiegamento di quasi 7,5 milioni di addetti alla sicurezza e 1,6 milioni di funzionari elettorali. C’è un elettrizzante ronzio nelle strade, mentre le persone discutono animatamente su chi sarà il successore del deposto premier Nawaz Sharif.

In Pakistan, i leader democraticamente eletti non possono oltrepassare la linea rossa tracciata dai militari. Sharif lo ha fatto e ha pagato un prezzo pesante. È stato squalificato dalle elezioni e mandato in prigione, anche quando alcuni candidati affiliati a organizzazioni fuorilegge come Ahle Sunnat Wal Jamaat, responsabile di innumerevoli attacchi contro la comunità sciita.

Il potere dei militari in Pakistan

Si ritiene che i potenti e poco affidabili militari pakistani, che controllano la politica estera del Paese, in particolare le relazioni con i Paesi vicini, siano stati offesi dalle aperture di pace di Sharif a Nuova Delhi e dai suoi sforzi per mediare la pace tra il governo afghano e i talebani.

Le elezioni si stanno svolgendo in mezzo a una serie di attacchi terroristici che hanno colpito tutto il Paese, creando il panico tra gli elettori. La sicurezza è stata rinforzata per proteggere le cabine elettorali e sono stati nominati osservatori neutrali per garantire un voto libero ed equo. Ma, come si suol dire, l’ultima parola in Pakistan spetta sempre ai militari.

Conosciuti per il loro coraggio esemplare e la loro capacità di resistere, i pakistani sono desiderosi di sconfiggere il terrore con le schede elettorali e sostituire la disperazione e l’oscurità di ieri con la speranza e la luce del domani.

di Giovanni Sorbello

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