Elezione Aoun, una cattiva notizia per Israele
Israele ha seguito molto da vicino le elezioni presidenziali libanesi che si sono svolte lunedì 31 ottobre, che hanno visto trionfare il generale Michel Aoun.
Con l’elezione del presidente da parte del Parlamento, i libanesi hanno celebrato la fine del vuoto presidenziale durato per oltre due anni. Tuttavia, ad attendere le elezioni del presidente non sono stati solo i libanesi, ma anche i media israeliani.
L’elezione del generale Michel Aoun come 17° presidente del Libano rappresenta una cattiva notizia per Israele, riporta il sito israeliano “Ynet”. Il giornale ha aggiunto che: “Aoun sceglierà il primo ministro del Paese e gli detterà i suoi affari esteri; questo significa un bel mal di testa per Israele”.
L’elezione del generale come presidente significherà, sempre secondo “Ynet”, che l’influenza iraniana nella regione si espanderà, nessuno si preoccuperà di chiedere il disarmo di Hezbollah e la consegna delle sue armi allo Stato. Gli israeliani considerano l’elezione di Aoun alla presidenza del Libano come una minaccia per l’esistenza di Israele, soprattutto per la stretta alleanza tra Aoun ed Hezbollah.
Le osservazioni fatte dal Aoun, nel corso di un discorso fatto ai sostenitori di Hezbollah, ha promesso di “liberare ciò che resta delle terre libanesi ancora sotto occupazione israeliana”, riferendosi ai territori contestati lungo il confine con l’entità “sionista”. Il Generale ha parlato anche di un possibile conflitto con Israele affermando: “Saremo sempre pronti ad aiutare e sostenere le forze della Resistenza per liberare fino all’ultimo metro di territorio libanese che non è ancora stato restituito”.
Il quotidiano israeliano Haaretz ha sottolineato che l’elezione di Aoun deve essere vista come una vittoria di Hezbollah, Teheran e Damasco sugli alleati del regime saudita nel Paese dei Cedri. Molti in Libano e nel mondo arabo vedono l’elezione del generale come un segno di forte indebolimento dell’Arabia Saudita, sponsor dell’Alleanza del 14 Marzo capitanata dal fedele suddito Hariri.
di Giovanni Sorbello