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Egitto. Muḥammad Morsi a processo, la polizia spara sulla folla

Polizia egiziana in azione

di Loredana Morandi

La preghiera del venerdì ha fornito il catalizzatore per nuove proteste dei sostenitori dello stato islamico, i pro Mursi, e grandi manifestazioni di piazza si sono svolte al Cairo e ad Alessandria. L’allerta governativa è massima e l’esercito ha disperso la folla radunata con l’uso dei lacrimogeni.

Un blindato è esploso contro un palazzo governativo militare in disuso da giugno, ferendo alcuni militari nella zona di Rafah. Sempre a Rafah sono state avvertite numerose esplosioni, causate dalla demolizione militare dei tunnel vitali che portano verso la Striscia di Gaza e servono al rifornimento minimo di cibo e medicinali, per la popolazione residente.

Muḥammad Mursī ʿĪsā al-ʿAyyāṭ sarà a processo dal 4 novembre e tra le accuse gravissime a cui risponderà, dall’omicidio all’istigazione all’omicidio e alla rivolta, c’è anche quella di spionaggio a sostegno di Hamas. A processo con Morsi saranno alla sbarra anche altri alti dirigenti della Fratellanza, tra questi Mohammed El Beltagy e anche Essam El Eryan, già vicepresidente del partito della confraternita Giustizia e Libertà. Ma la Fratellanza non riconosce il processo, lo dichiara Osama Morsi, figlio del presidente deposto, per i vizi giuridici e costituzionali sui quali si fonda il processo stesso.

Sospensione aiuti americani. Si è placata la diatriba internazionale sulla sospensione degli aiuti americani all’Egitto sollevata dai principali quotidiani americani, aiuti stimati in circa 1.300 milioni di dollari in armamenti e 250 milioni in aiuti materiali umanitari e civili, con le dichiarazioni della portavoce del presidente Caitlin Hayden e per quelle immediate del segretario di stato John Kerry. Ciò nonostante il senato americano ha posto un allarme sui fondi destinati all’Egitto, che rappresentano di fatto il 20% dei fondi a disposizione delle Forze armate americane. Un gradimento che l’istituzione “più stabile” degli Stati Uniti concede in cambio di risultati.

Riflettori accesi in queste ore su Abdel-Fattah al-Sisi, capo delle Forze armate egiziane e attuale Ministro della Difesa, l’uomo forte del golpe militare. In un audio, trasmesso dall’emittente Rassd News Network una voce, che potrebbe essere la sua, “chiede che gli sia garantita l’immunità costituzionale, anche nel caso in cui non fosse eletto nuovo presidente dell’Egitto”. “Non puo’ esserci alcuna immunita’ ne’ per al-Sisi ne’ per alcun altro”, ha scritto su Twitter Gamal Eid, uno tra i piu’ noti attivisti egiziani per i diritti umani. Dello stesso avviso l’ex deputato Mustafa al-Naggar.

Il generalissimo Al-Sisi, infatti, fin dallo scorso agosto non ha mai escluso la propria candidatura a nuovo leader e, nonostante tutto, sembra avere anche un certo seguito. Anche alcuni ex candidati alle precedenti presidenziali hanno espresso il loro appoggio politico alla campagna elettorale di Al-Sisi. “Il volere di Allah prevarrà” dichiara in un’intervista alla stampa locale e al giornalista del quotidiano al-Masry al-Youm. Un verso tratto dal Corano per conquistare quanti più cuori possibili alla causa personale.

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