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Putin al Vaticano per consacrare la nuova Russia

di Mauro Indelicato

Gli italiani non hanno ben compreso, presi come sono dal gossip nostrano inerente le fantomatiche primarie del PD e l’immancabile caso giudiziario di Berlusconi, ma ieri il nostro Paese è stato protagonista di una delle pagine più importanti della diplomazia di questi anni.

Vladimir Putin è venuto a Roma, con al seguito 50 auto, 11 ministri, 5 aerei ed una serie infinita di imprenditori, consacrandosi come figura cardine del mondo contemporaneo.

Il mastodontico corteo presidenziale russo, segna probabilmente la consacrazione definitiva della Russia come nuova potenza politica ed economica; di fatto, Mosca non si può più considerare il cimitero di un impero che non c’è più, ma il centro di un nuovo blocco internazionale, uscito vittorioso assieme ai suoi alleati da bracci di ferro che fino a pochi anni (o mesi) fa era impensabile che potessero anche soltanto esistere. Il riferimento è alla mancata guerra in Siria, evitata proprio grazie ad un incredibile lavoro diplomatico della Russia, ed agli accordi raggiunti in merito il nucleare iraniano.

Con la visita romana, Putin sembra aver l’aspetto di un vincitore che, dopo il trionfo in battaglia, si gode un po’ di gloria al banchetto con amici e parenti; entrare in Vaticano con un corteo di 50 auto, per esempio, vuol esser segno di dimostrazione di forza, idealmente un ingresso del genere nel cuore della cristianità e della diplomazia millenaria europea, segna l’ingresso definitivo nel novero delle potenze.

Venendo poi ai dettagli della visita romana, l’incontro con Papa Francesco è senza ombra di dubbio l’aspetto più interessante. In pochi hanno sottolineato l’importanza simbolica di un gesto: baciare la stessa icona di una Madonna data in dono dal Pontefice a Putin e pregare assieme davanti ad essa. Nel cinquantaduesimo anniversario del primo contatto diplomatico tra Santa Sede e Mosca (il 25 novembre 1961 infatti, Krushov inviava una lettera di auguri a Papa Giovanni XXIII), vedere un Pontefice pregare accanto ad un presidente russo, è un qualcosa che assume un elevato valore simbolico. Sembra quasi, che il Papa abbia riconosciuto in Putin un leader con cui condividere non solo la stessa radice cristiana, ma anche comuni problemi e comuni visioni del mondo; lo si era, del resto, visto in estate in occasione della crisi siriana: Papa Francesco non aveva scritto all’Onu o ad Obama, bensì direttamente a Vladimir Putin, in qualità di leader del G20.

E non a caso poi, il Santo Padre ed il presidente russo, hanno parlato delle persecuzioni ai cristiani in tutto il mondo, della deriva di una società sempre più legata ai soldi ed infine Putin ha mandato anche i saluti a Bergoglio del capo del Patriarcato ortodosso di Mosca. Insomma, sembra essersi aperto, tramite il Vaticano, un corridoio tra est ed ovest, in cui oltre a rinsaldati (e mai così vicini) legami politici e diplomatici, si vogliano rinsaldare anche legami religiosi tra le due Chiese. Del resto, tutto ciò conviene ad entrambe le parti: la Russia vuol tornare (e lo è già) garante di un equilibrio internazionale creando un blocco di Paesi, come il BRICS per esempio, in grado di arginare l’unilateralità americana ed in questo importante ed ambizioso progetto troverebbe una sponda nel cuore di Roma, dal canto suo la Santa Sede vede come ormai siano maturi i tempi per levare il gelo con la Chiesa ortodossa dell’est, l’unica che in Europa aumenta fedeli e devoti giorno dopo giorno.

Una unità di intenti molto forte, consacrata ieri con la visita del presidente russo; peccato che in Italia nessuno se ne sia accorto. I media hanno parlato di questa notizia soltanto dopo le solite marachelle teatrali della squallida politica romana e, quando ne hanno parlato, hanno dato maggior risalto ad elementi non certo primari, come ad esempio la protesta, poco partecipata, del gruppo “Free Pussy Riots” in cui campeggiava uno slogan dal titolo non ripetibile all’interno di un articolo, da cui hanno preso le distanze anche altre associazioni che inizialmente avevano aderito all’iniziativa.

Lo squallore in cui è precipitato il nostro Paese, si vede anche in queste occasioni: nella capitale avviene un evento di grande impatto mediatico, una visita che rappresenta un vero “tornado” per gli equilibri internazionali, e la società italiana non si accorge di tutto ciò, preferendo rimanere nel suo orticello composto da tutta quella mediocrità che non si riesce proprio ad arginare.

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