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Autorità palestinese impone sanzioni su Gaza

Migliaia di palestinesi hanno inscenato ieri una manifestazione di protesta ad al-Quds (Gerusalemme), per esprimere la loro indignazione per le sanzioni imposte dall’Autorità palestinese (Ap) contro le persone che vivono nella Striscia di Gaza.

Gaza
Forze di sicurezza Anp attaccano manifestanti

Durante la manifestazione, tenutasi dopo le preghiere di Eid al-Fitr nella moschea di Al-Aqsa ad al-Quds, i manifestanti hanno scandito slogan in solidarietà con gli abitanti di Gaza. I manifestanti hanno anche esposto cartelloni che recitavano: “Imporre sanzioni su Gaza è un crimine”, “Sollevate le sanzioni su Gaza” e “In primo luogo, chiedete scusa ai bambini di Gaza”.

Domenica e martedì, i palestinesi in Cisgiordania hanno organizzato manifestazioni simili per chiedere al presidente palestinese, Mahmoud Abbas, noto anche come Abu Mazen, di revocare le sanzioni contro gli abitanti di Gaza. Abu Mazen ha imposto una serie di misure punitive contro l’enclave costiera assediata, bloccando i pagamenti del salario a migliaia di impiegati governativi e rifiutando di pagare l’elettricità della Striscia nel tentativo di aumentare la pressione su Hamas.

Le sanzioni hanno fatto infuriare la popolazione della Striscia – abitata da circa 1,8 milioni di residenti – che già soffre di dure condizioni umanitarie, interruzioni di corrente e cibo e acqua insufficiente. Sami Abu Zuhri, un alto portavoce di Hamas, ha elogiato la manifestazione popolare a Ramallah, descrivendolo come un passo nella giusta direzione.

Da che parte sta l’Autorità palestinese?

L’operato dell’Autorità nazionale palestinese ha sempre destato grossi sospetti e ambiguità. L’Anp garantisce e difende  i cittadini palestinesi, o come pensano in tanti è il cane da guardia di Israele? Purtroppo decenni di crimini e connivenze con l’occupante sionista fanno tendere per la seconda ipotesi.

Malaffare, corruzione e connivenza con il regime israeliano hanno storicamente contraddistinto l’operato della dirigenza palestinese, da Arafat ai giorni nostri. Potremmo elencare i casi in cui i leader palestinesi hanno prestato il fianco, dietro laute ricompense economiche, all’entità israeliana, ma risulterebbe noioso oltre che disgustoso.

Da decenni, da quando Israele li ha cacciati dalle proprie case, oltre un milione di palestinesi vive, o meglio sopravvive, in deprimenti campi profughi sparsi in mezzo Medio Oriente. La domanda che ci poniamo è molto elementare: come si fa a far vivere nella povertà più estrema centinaia di migliaia di persone, quando ogni anno nelle casse dell’Anp arrivano svariati miliardi di dollari?

Le risposte sono altrettanto elementari: basterebbe recarsi a Ramallah e verificare il tenore di vita e le lussuose ville in cui vivono i leader dell’Anp. Basterebbe andare nei vari campi profughi e vedere come vivono i funzionari fedeli all’Anp, a differenza della stragrande maggioranza dei residenti dei campi che vive nella miseria più totale.

di Giovanni Sorbello

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