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Egitto: il rapporto di Amnesty International sulla condizione dei Cristiano Copti

di Loredana Morandi

“E’ assai preoccupante che la comunità cristiana egiziana sia stata scelta per gli attacchi di vendetta sugli eventi del Cairo, da parte di alcuni sostenitori del deposto presidente Muhammed Morsi”. Sono le dichiarazioni rilasciate da Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e il North Africa.

La relazione dettagliatissima sugli attacchi mirati alle comunità cristiane copte in agosto, rivela l’entità del fallimento dei servizi di sicurezza per proteggere il gruppo di minoranza. Non è stato possibile all’esercito prevenire gli attacchi della folla inferocita contro Chiese Cristiane, contro le scuole e gli edifici di beneficenza, ne arrestare l’orda che ha attaccato, dando alle fiamme e in alcuni casi radendo al suolo interi edifici.

I numeri: più di 200 immobili di proprietà di cristiani sono stati attaccati e 43 chiese sono state gravemente danneggiate in tutto il Paese a seguito degli eventi del 14 agosto scorso.

“Perché, quando c’è un problema, i cristiani pagano sempre il prezzo?”, si domanda un cristiano copto dal governatorato di Fayoum. “Che cosa abbiamo a che fare con gli eventi al Cairo per essere puniti in questo modo?”

Amnesty International ha visitato i siti della violenza settaria in Al-Minya, Fayoum e Cairo per raccogliere testimonianze oculari e per incontrare funzionari locali e leader religiosi. I sopravvissuti agli attacchi hanno raccontato di folle di uomini arrabbiati armati di armi da fuoco, sbarre di ferro e coltelli, che hanno attaccato le proprietà cristiane.

Purtroppo questi fatti sono stati preceduti dall’incitamento proveniente dai leader religiosi e dalle moschee locali. Su queste rappresaglie non è intervenuta neppure la leadership dei Fratelli Mussulmani, che ha detto troppo poco e in ritardo per evitare il peggio, afferma Amnesty International nel proprio rapporto. “Si devono condannare le azioni dei loro sostenitori. Li esorto ad astenersi da attacchi settari e dall’uso di un linguaggio settario” ha dichiarato la presidente di Amnesty Hassiba Hadj Sahraoui.

Da Al-Minya la testimonianza è quella di un giornalista, Zeinab Ismail, che ha assistito a scene di violenza e ha visto come gli aggressori fossero armati di machete e spade. In Al-Minya alcuni cristiani sono stati attaccati nelle loro case. Un anziano di circa 60 anni è stato prima ucciso e poi trascinato in strada con un trattore nel villaggio di Delga. La sepoltura dello stesso uomo è stata scavata due volte in segno di ritorsione.

La storia degli abusi e delle discriminazioni contro i cristiano copti in Egitto è molto lunga, la litania degli attacchi indiscriminati si è verificata durante le proteste contro Hosni Mubarak, sia contro Muhammed Mursi che oggi contro il regime militare.

Il rilascio del briefing di Amnesty International coincide con il secondo anniversario di una sanguinosa repressione contro i manifestanti copti, cristiani e mussulmani, all’esterno della televisione di stato nota come Maspero, avvenuta al Cairo il 9 ottobre 2011. Purtroppo l’impunità per questi attacchi è radicata e per i fatti di Maspero risultano ad Amnesty solo le condanne di tre militari di basso rango, a pene detentive tra i due e i tre anni per omicidio colposo. Il metodo fin ora applicato dall’Egitto per risolvere le dispute settarie, le c.d. Sessioni di Riconciliazione, ha consolidato solo i sentimenti di ingiustizia tra le comunità minoritarie e permesso ai colpevoli di continuare a muoversi liberamente. Amnesty auspica che vengano introdotti meccanismi adeguati per proteggere le minoranze religiose e di salvaguardare i loro diritti.

“Per troppo tempo i cristiani d’Egitto hanno sopportato il peso della violenza settaria. Questo modello di inerzia delle autorità deve cambiare”, ha detto Hassiba Hadj Sahraoui. “Parole di condanna devono essere accompagnate da misure concrete per fornire una protezione adeguata alle minoranze religiose. Lo stato deve garantire pieno risarcimento, compresa la compensazione finanziaria, alle vittime di attacchi settari. La ricostruzione dei luoghi di culto deve essere prioritaria e veder abrogati gli ostacoli. Senza misure concrete i copti cristiani sarebbero nuovamente usati come vittime per regolare conti politici”.

Il susseguirsi di governi non è riuscito fino ad oggi ad affrontare il problema della discriminazione contro le minoranze religiose in Egitto. Sotto Mubarak si documentano almeno 15 grandi attacchi ai cristiano copti. Dopo la sua caduta e sotto il Consiglio Supremo delle Forze Armate i micidiali attacchi settari hanno continuato a mietere vittime. Nessun miglioramento durante la tentata instaurazione dello stato islamico con Muhammed Morsi, perché gli attacchi contro i cristiano copti sono continuati e la retorica anti-cristiana è stata rafforzata. Le comunità cristiane dopo ogni attacco negli ultimi decenni hanno dovuto affrontare ostacoli legali e burocratici per costruire e restaurare i propri luoghi di culto.

Così il grave allarme del report di Amnesty International a tutela dei cristiano copti egiziani. Non c’è in Egitto la maturità religiosa che gli islamici hanno manifestato in Syria e in Pakistan, proteggendo con una interposizione di pace i luoghi di culto cristiani.

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