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Regime saudita, tra crisi finanziaria e sostegno al terrorismo

La crisi finanziaria in cui versa il regime saudita per la caduta dei prezzi del greggio ha costretto il regno del Golfo ad annullare o ristrutturare i mega progetti economici ed infrastrutturali dal valore di miliardi di dollari. Secondo un rapporto dell’agenzia di stampa Reuters, Riyadh ha ordinato ai vari ministeri di rivedere i progetti o renderli più efficienti.

regime sauditaLa maggior parte dei progetti risalgono al periodo delle spese pubbliche sontuose quando i prezzi mondiali del greggio aleggiavano sopra i cento dollari al barile. I prezzi attuali, al di sotto dei 55 dollari, hanno costretto il regime di Riyadh ad attuare misure di austerità, considerato il suo impegno in costose e brutali campagne terroristiche in tutta la regione dell’Asia occidentale, in particolare nel vicino Yemen e in Siria.

L’Ufficio di Riyadh del Capitale e della Razionalizzazione delle spese di funzionamento, istituito lo scorso anno per rendere il governo più efficiente, sta ora compilando una lista di mega lavori che stanno al di sotto del 25 per cento di spesa, a progetto completo. Molti di questi progetti sono reliquie di un boom decennale dei prezzi elevati del petrolio, concluso quando il greggio ha cominciato a scendere a metà del 2014, rendendo sempre più difficile per Riyadh trovare i fondi necessari per completare la loro costruzione.

I funzionari studieranno la fattibilità dei progetti alla luce delle azioni di riforma del governo, che mira a diversificare l’economia oltre le esportazioni di petrolio, e decidere se sospendere a tempo indeterminato alcuni progetti o cercare di migliorare il modo in cui sono condotti. “Per alcuni progetti si potrebbero indire nuove gare in modo che possano essere eseguiti in collaborazione con il settore privato, possibilmente attraverso contratti di Build Operate-Transfer (Bot)”, ha dichiarato una fonte interna, rifiutando di essere nominato, perché la questione non è ancora pubblica.

Sotto contratti Bot, gli investitori finanziano un progetto e operano per un periodo di tempo in modo da guadagnare un profitto, prima di trasferire la proprietà al governo. Riyadh ha riferito che è pronta ad iniziare a portare il settore privato nei progetti per allentare la pressione sulle finanze statali. “Altri progetti potrebbero essere sospesi se non soddisfano gli obiettivi economici attuali.

Cercando di chiudere un enorme deficit di bilancio causato dai bassi prezzi del petrolio, il governo ha effettuato un giro di vite sulla spesa per le infrastrutture dallo scorso anno. Il ministro delle Finanze Mohammed al-Jadaan ha dichiarato a febbraio di quest’anno che l’Ufficio di efficienza finora ha salvato 80 miliardi di riyal (21.33 miliardi di dollari). Il piano di rivedere progetti incompiuti suggerisce che il governo è quest’anno alla ricerca di grandi risparmi aggiuntivi. I funzionari sono suscettibili di dare maggiore priorità ai progetti sociali come l’acqua e la produzione di energia, mentre i progetti di vanità, come stadi, alcuni sistemi di trasporto, e progetti nucleari rischiano di essere cancellati. Nel settembre dello scorso anno, i funzionari sauditi hanno sospeso bonus e ridotto le indennità ai dipendenti del governo e ha introdotto un taglio del 20 per cento agli stipendi dei ministri.

L’Arabia Saudita, che dal marzo 2015 sta riducendo in macerie il vicino Yemen, ha aumentato la sua spesa militare nel 2017 a 191 miliardi di riyal (50,8 miliardi di dollari). Secondo i dati di bilancio ufficiali rilasciati lo scorso dicembre, nel regno, uno dei più grandi spender militari del mondo, l’aumento delle spese militari coprirebbe attrezzature, installazioni, armi e munizioni.

Nonostante l’enorme spesa militare, il regime saudita non è stato in grado di raggiungere lo scopo di occupare lo Yemen e rimettere al potere il fantoccio di casa Saud, Abdu Rabuh Mansour Hadi, e di spodestare il movimento popolare di Ansarullah. Dal 2011, il regime saudita è tra i protagonisti assoluti dell’aggressione militare contro la Siria, investendo miliardi di dollari per finanziare i gruppi terroristici Takfiri.

di Cristina Amoroso

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