Edward Snowden premiato a Stoccolma con il Rigth Livelihood
Il 24 settembre Edward Snowden ha ricevuto a Stoccolma il premio Rigth Livelihood, assegnato a chi contribuisce a migliorare la condizione umana; la fondazione svedese che lo assegna ogni anno, nella motivazione cita “il suo coraggio nel rivelare l’entità, senza precedenti, della sorveglianza di uno Stato che viola il processo democratico e i diritti costituzionali fondamentali”.
Snowden, ex tecnico della Cia e fino al giugno del 2013 collaboratore della Booz Allen Hamilton (azienda informatica consulente della Nsa), fra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, consegnò dai 15 ai 20mila file segreti a Glenn Greenwald e Laura Poitras, giornalisti del britannico The Guardian, portando alla luce la colossale rete di spionaggio messa in piedi dalla National Security Agency, che, attraverso programmi come Prism, XKeyscore (che da solo si sarebbe avvalso di una rete di 500 superserver capaci di registrare tutto ciò che fa un utente su internet) e Tempora, intercettava il traffico internet e telefonico in tutto il mondo, anche grazie al sistematico coinvolgimento delle principali aziende statunitensi del settore come Microsoft, Google, Yahoo!, Facebook, Apple, Youtube e Skype.
Come è stato appurato, ciò era reso possibile dalla collaborazione di servizi di intelligence straniera (il Dsd australiano, il Cse canadese, Gcsb neozelandese e il Gch britannico uniti agli Usa dall’accordo Ukusa che li rendeva immuni dai controlli, oltre all’Unit 8200 israeliano e l’Ndrh svedese) per accedere ai principali punti di snodo delle telecomunicazioni sparsi per il mondo.
In questo modo l’Nsa ha spiato almeno 35 leader stranieri fra cui Angela Merkel, Dilma Rousseff, il messicano Felipe Calderon e lo stesso segretario dell’Onu Ban Ki-moon, oltre a moltissime altre personalità politiche ed economiche.
Per questa sua attività, che ha smascherato un sistematico sistema di spionaggio planetario che prendeva di mira addirittura anche la Nato, la Ue e l’Onu, Snowden è stato costretto a fuggire, divenendo il ricercato n. 1 del governo Usa; nell’agosto del 2013 la Russia gli ha concesso un asilo temporaneo che un anno dopo è stato tramutato in permesso di soggiorno triennale.
Oltre alla Russia, sono stati in tanti in Europa a masticare amaro per le inammissibili intrusioni di Washington; celebre la gelida reazione della cancelliera Merkel quando ha saputo che il suo cellulare era intercettato. La vicenda è stata l’ennesima riprova, di cui non c’era proprio bisogno, del cinico disprezzo Usa per regole, diritti e anche “alleati”, considerati tali solo per il proprio comodo.
di Salvo Ardizzone