Medio OrientePrimo Piano

Drone War, la guerra con il joystick diventa globale

di Cristina Amoroso

Un commentatore politico afferma che la guerra con i droni degli Stati Uniti è diventata un fenomeno globale negli ultimi dieci anni, aggiungendo che gli attacchi dei droni della Cia in Pakistan potrebbero continuare per molti anni ancora.

Rick Rozoff, membro della “Stop Nato International”, ha fatto queste osservazioni in un colloquio telefonico con Press Tv martedì scorso, dichiarando che la fine dell’occupazione statunitense dell’Afghanistan potrebbe complicare la drone war della Cia nel vicino Pakistan.
“Recentemente, i rapporti hanno indicato che il governo federale degli Stati Uniti, ma in particolare la Central Intelligence Agency (Cia), che utilizza i droni in Asia meridionale, in Afghanistan e Pakistan, è preoccupata del fatto che con il passaggio del governo a Kabul e con la prospettiva di un accordo bilaterale di sicurezza, non sempre gradito come vorrebbe Washington, e con eventuale ritiro degli Stati Uniti e delle truppe alleate della Nato dall’Afghanistan, la capacità degli Stati Uniti di continuare a condurre attacchi con i droni all’interno del confinante Pakistan potrebbe essere gravemente danneggiata, potrebbe essere diminuita”, ha riferito Rozoff.

Dall’invasione dell’Afghanistan nel 2001, soprattutto dopo l’avvento dell’amministrazione Barack Obama a Washington, negli ultimi cinque anni o giù di lì, l’intensificazione della drone war in Pakistan ha raggiunto livelli senza precedenti. “Secondo alcune stime, comprese quelle legate ai servizi militari e di intelligence pakistani, in alcune zone del Paese il 90 per cento delle vittime di attacchi di droni statunitensi sono stati i civili pakistani”, secondo le dichiarazioni di Rozoff.

“Sappiamo che la guerra dei droni è diventata un fenomeno globale negli ultimi dieci anni, con gli Stati Uniti che lanciano attacchi con i droni in Afghanistan, come in Pakistan, prima per un breve periodo anche in Iraq, e per un periodo abbastanza  lungo in Libia, Yemen, Somalia e senza dubbio in Africa, in Paesi come il Mali e la Repubblica Centrafricana”, ha osservato Rozoff.

Rimane il dubbio tuttavia che gli Usa potrebbero continuare la guerra dei droni in segreto e senza preavviso con la silenziosa complicità o connivenza dell’Afghanistan, visto che stanno aggiornando e modernizzando basi aeree in Afghanistan, a Bagram, a Kandahar, in Shindand, e in altri luoghi. Questo rappresenterebbe una continua minaccia per la vita dei cittadini pakistani, in primo luogo nel nord-ovest del Pakistan e forse nel Beluchistan, sostiene Rozoff.

L’esercito americano ha utilizzato il velivolo senza pilota in diversi Paesi musulmani, compreso in Yemen, Somalia, Afghanistan e il Pakistan. Washington sostiene che i suoi attacchi aerei hanno come obiettivo i miliziani, ma fonti locali affermano che i civili sono stati le principali vittime degli attacchi. L’Onu ha definito gli attacchi dei droni statunitensi omicidi mirati che hanno in spregio il diritto internazionale.
Il mese scorso, un investigatore delle Nazioni Unite ha detto che il numero di civili morti in attacchi dei droni statunitensi in Afghanistan e Yemen continua a salire. Si tratta di Ben Emmerson che ha rilasciato queste osservazioni durante una conferenza stampa a Ginevra il 12 marzo, dopo aver presentato al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite una relazione su decine di attacchi dei droni statunitensi dove i morti sono civili.
Egli ha dichiarato che c’è stato un triplo aumento di morti civili in attacchi di droni tra il 2012 e il 2013 in Afghanistan, avvertendo anche che l’escalation di attacchi di droni e vittime civili in Yemen è un motivo di preoccupazione.

Se l’uso militare di aerei senza equipaggio (Uav o droni) negli ultimi dieci anni, è aumentato drammaticamente, l’attenzione rimane incentrata sull’utilizzo di droni da parte degli Stati Uniti, tralasciando il fatto che il nuovo modo di fare la guerra senza rischio con il  joystick per colpire il bersaglio – sia bellico che civile –  è comune ad altri Paesi.

Israele si è impegnata a sviluppare e utilizzare droni senza pilota dal 1970. Al fine di non dipendere dalle importazioni costose, o dalla buona volontà di altre nazioni, Israele ha sviluppato la propria capacità di produzione di droni, tanto che dal 1980 le esportazioni dei droni sono stati anche una fonte importante di reddito per il Paese, tanto che  si potrebbe dire che se si gratta qualsiasi drone probabilmente si troverà sotto tecnologia israeliana, come ha rilevato la “Drove Wars Uk” che ha scoperto nel corso delle sue ricerche che circa cinquanta Paesi, oltre i settanta noti per avere una qualche forma di capacità Uav militar, hanno ricevuto droni o trasferimenti di tecnologia da Israele.

Anche il drone Watchkeeper del Regno Unito, sviluppato e costruito in collaborazione con la società Elbit Systems di Israele, è un esempio di come Israele sappia trarre profitto dalla sua lunga esperienza di questo nuovo modo di fare la guerra, come hanno evidenziato le ricerche di “Drove wars Uk” di Oxford.

Israele non è solo produttore ed esportatore di droni su vasta scala, ma li utilizza anche per i propri scopi militari, essendo uno dei soli tre Stati, a fianco degli Stati Uniti e del Regno Unito, ad essersi servito di droni armati in conflitto.

Nell’Operation Pillar of Defense, un attacco di 8 giorni delle forze israeliane nella Striscia di Gaza assediata durante il novembre del 2012, per la prima volta non c’erano “stivali israeliani sul terreno”, ma i protagonisti furono i Uav nell’attaco con Joystick che fu definito pietra miliare per qualsiasi utente di Uav.

Alla fine delle ostilità il 21 novembre 2012, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), 165 palestinesi erano stati uccisi in attacchi israeliani, dei quali 99 erano ritenuti essere civili, tra cui 33 bambini e 13 donne di contro a  tre civili israeliani (due soldati e un appaltatore civile-militare) che furono uccisi a causa del razzo palestinese lanciato su Israele, e altri 224 rimasero feriti.

In linea con molti Paesi, Israele considera i droni uno sviluppo strategico della  tecnologia militare, come il ministro della Difesa israeliano Moshe Ya’alon ha dichiarato nel mese di luglio 2013: “Ci stiamo adattando alla nuova realtà  in cui siano sempre meno rilevanti conflitti di esercito contro esercito che abbiamo visto quaranta anni fa nella guerra del Kippur”.

Ma i dettagli di come siano utilizzati i droni armati, all’interno o all’esterno di guerre dichiarate, di guerre più o meno coperte, sono gelosamente tenuti segreti da parte di tutti e tre gli Stati conosciuti per averli usati, Usa, Israele e Regno Unito, che non sono certo campioni di responsabilità e di trasparenza!

Mostra altro

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio

IlFaroSulMondo.it usa i cookies, anche di terze parti. Ti invitiamo a dare il consenso così da proseguire al meglio con una navigazione ottimizzata. maggiori informazioni

Le attuali impostazioni permettono l'utilizzo dei cookies al fine di fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Se continui ad utilizzare questo sito web senza cambiare le tue impostazioni dei cookies o cliccando "OK, accetto" nel banner in basso ne acconsenterai l'utilizzo.

Chiudi