Dopo quattro anni di inutili massacri Obama apre ad Assad
Dopo quattro anni di guerra, almeno 220mila morti, infinite distruzioni e milioni di profughi e sfollati, l’Amministrazione Obama prende atto della realtà e rettifica la posizione sulla crisi siriana. Lo ha fatto per bocca del Segretario di Stato John Kerry in un’intervista rilasciata alla Cbs; per la prima volta è stato detto chiaramente, e al più alto livello della politica estera di Washington, che con Assad si deve trattare e che si deve trovare una soluzione politica alla crisi.
A rafforzare la dichiarazione ci sono le recenti parole del direttore della Cia, John Brennan, che ha affermato che: “Washington non vede con favore il crollo del regime siriano”, perché aprirebbe un vuoto pericoloso.
Dopo anni di spaventosi massacri, assecondati nel falso mito di sostenere fazioni moderate di “ribelli” che semplicemente non esistono, l’Amministrazione Obama ha ammesso ufficialmente che in Siria non fa molta differenza fra i tagliagole di al-Nusra e quelli dell’Isil, che avrebbero campo libero se Assad cadesse.
È un’ulteriore divaricazione con le posizioni di Riyadh e Tel Aviv che, attraverso quei macellai aiutati in tutti i modi, continuano le proprie guerre per procura nel cocciuto tentativo d’abbattere e disarticolare Siria e Iraq.
Per mesi ci sono stati contatti discreti tramite Lavrov, il ministro degli Esteri russo, ma senza ottenere risultati perché le proposte erano troppo ambigue, strette fra la voglia di Washington d’abbandonare il pantano mediorientale e le furiose pressioni del Golfo e d’Israele, appoggiate dalle potenti lobby politiche ed economiche che li sostengono negli Usa.
Ora c’è anche la stretta finale sul negoziato Usa–Iran per il nucleare: una sua riuscita, malgrado le rabbiose resistenze del medesimo fronte che fa di tutto per sabotarla, sarebbe la chiave per stabilizzare l’intera regione, permettendo all’attuale Amministrazione di sganciarsi dal Golfo per concentrarsi sul Pacifico, considerato di gran lunga più importante.
Lo sanno tutti gli attori coinvolti, Arabia e Israele per primi, che vedrebbero vanificati fiumi di denaro e anni di sforzi per garantire le proprie posizioni d’assoluto privilegio. Le loro reazioni per sabotare questa via negoziale con ogni mezzo non si faranno attendere, perché troppo è in gioco e troppo hanno da perdere.
Al-Assad, dal canto suo, in una nota dell’agenzia siriana Sana, ha commentato asciutto: ”Stiamo sentendo delle dichiarazioni, ma dobbiamo aspettare le azioni e poi decideremo”. È il minimo dopo quattro anni di guerra spietata contro di lui e di massacri contro il Popolo siriano.
Il tempo dirà presto se Obama saprà resistere a chi vuole continuare ad alimentare quel mattatoio ad ogni costo e se alle parole seguiranno i fatti; in ogni caso, dopo anni bui, sul campo le cose stanno cambiando.