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Dopo la fuga dalla Siria i “ribelli” chiedono il “permesso” di rientrare in Libano

di Giovanni Sorbello

Dopo la pesante sconfitta militare incassata dai “ribelli” siriani cacciati dalla loro ex roccaforte di Yabroud, si stanno scatenando con un impressionante e confuso effetto domino tutta una serie di ripercussioni.

E’ di pochi giorni fa la notizia che il gruppo terroristico Jund al-Sham, un gruppo affiliato ad al-Qaeda attivo in Libano e impegnato nei combattimenti in Siria, ha inviato alcune lettere ai leader tribali di Tripoli, in Libano, chiedendo di fare da tramite con i comandanti di Hezbollah per poter avere il permesso – quindi la garanzia di non essere arrestati o uccisi – di poter rientrare in Libano.

I miliziani in Siria, compresi quelli di Jund al-Sham, si sono resi protagonisti di innumerevoli stragi e violenze contro la popolazione civile oltre che contro l’esercito siriano. In un recente articolo pubblicato dal quotidiano al-Akhbar nel mese di dicembre, Jund al-Sham ha reclutato ragazzi per monitorare diverse strutture, per poi compiere attentati terroristici.

L’intelligence dell’esercito libanese ha arrestato di recente un ragazzo di 12 anni, identificato come H.A. in seguito ai suoi movimenti sospetti nei pressi di una moschea di Hezbollah nella zona di Taamir, vicino il campo profughi palestinese di Ain el-Hilweh a Sidone, nel sud del Libano.

Una fonte della sicurezza ha riferito che il ragazzo ha testimoniato di essere stato incaricato da un leader di primo piano di Jund al-Sham, residente nel quartiere di al-tawarê ad Ain el-Hilweh, di monitorare la moschea al fine di effettuare un attentato.

La tensione cresce ogni giorno di più in tutto il Libano, dal confine israeliano alla “ribelle” Tripoli. Dopo la liberazione di Yabroud centinaia di terroristi si sono rifugiati nei campi profughi ad Arsal, divenendo l’ennesima spina nel fianco per la sicurezza del Paese dei Cedri. L’esercito libanese ha intensificato i controlli in tutta l’area arrestando decine di “ribelli” e sequestrando grossi quantitativi di armi e munizioni.

Conclamata la sconfitta militare in Siria da parte dei “ribelli” e dei rispettivi sostenitori esteri, il timore è che il conflitto possa essere ora indirizzato nel vicino e “scomodo” Libano.

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