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Disoccupazione giovanile: la “ripresa” in giro in nome dell’Europa

Si sono incontrati così i nostri “salvatori”: strette di mano, foto e tanti sorrisi hanno fatto da sfondo nella grande sceneggiatura della conferenza all’Eliseo di Parigi degli scorsi giorni dove, al centro delle preoccupazioni, sarebbe dovuta essere la disoccupazione giovanile. Tema che, secondo il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, presente alla conferenza in rappresentanza italiana, è ormai «una vittoria che consideriamo nostra».

disoccupazioneNon pochi però sono coloro che si chiedono a quale vittoria Letta si stesse riferendo, altrettanti poi coloro che, invano, perdono tempo a cercare la famosa luce di un tunnel che non vogliono farci conoscere. Perché, dunque, non si dice chiaramente che dietro ogni stretta di mano, un accordo, un sorriso “politico”, c’è sempre un imprenditore vicino al suicidio o un giovane schiavo delle logiche di mercato? Giovani precari, sfruttati, sognatori che rimangono con le mani vuote. Sono le generazioni del ventunesimo secolo, dove i numerosi titoli di studio, master e riconoscimenti si riducono all’utilità di un orologio d’oro nel polso di un affamato, il nulla.

Eppure per i leader europei la vittoria è ormai alle porte, la soluzione è vicina, la disoccupazione risulterebbe “l’incubo che ci portiamo dietro da questa crisi”, come ha riferito nella stessa occasione Letta, aggiungendo che “dobbiamo batterlo perchè ci deve essere una ripresa con occupazione e soprattutto occupazione per i giovani”.

Che destino senza fine quello dei giovani. Protagonisti mai assenti nei discorsi tanto convincenti dei nostri politi, nelle promesse mai mantenute di coloro che dovrebbero rappresentare la volontà dello stesso popolo “sovrano”. Gli stessi che poi si scoprono essere (come se non si sapesse già) fedeli esponenti delle più grandi banche private i cui interessi non corrispondono certamente a quelli dei singoli stati membri dell’Unione Europea che da tempo hanno già concesso gran parte della loro sovranità nazionale e monetaria.

Eppure il 2014, secondo le parole di coloro che hanno preso parte prima alla conferenza di Berlino di Luglio e poi a quello di Parigi negli scorsi giorni ma anche del capo economista dell’Ocse, Piercarlo Padoan, dovrebbe essere l’anno della svolta, della ripresa. “L’anno prossimo, è il segno che l’Europa ha finalmente messo la lotta alla disoccupazione giovanile al centro delle sue preoccupazioni” ha riferito Enrico Letta durante la conferenza a Parigi. Parole che potrebbero ingenuamente suscitare fiducia se non fosse che in troppi paesi dell’Eurozona i tassi di disoccupazione hanno toccato picchi altissimi fino a raggiungere il 12,5 % in Italia di fronte il  40,4% di giovani under 25 senza lavoro.

Non meno preoccupante poi il valore del Pil (Prodotto interno Lordo)  che nel terzo trimestre 2013 è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell’1,9% nei confronti del terzo trimestre del 2012. Ma il ministro Fabrizio Saccomanni si dice quasi fiducioso in quanto “non c’è ulteriore necessità di interventi” per quanto concerne gli impegni sul deficit/pil. “Nel quarto trimestre l’andamento del pil sarà positivo e il dato annuale sarà in linea con le nostre stime”, ha continuato Saccomanni.

Mentre gli italiani, troppo spesso distratti dalle partite o dai gossip pomeridiani di noti programmi televisivi, continuano a sprofondare in un vortice di autodistruzione dettato da un disegno europeo sempre più vicino ai caratteri di una dittatura finanziaria, nelle scuole italiane e non solo (come accaduto in Grecia anche in altri contesti) risulta sempre più un tabù affrontare l’argomento Europa mettendo in rilievo le reali conseguenze delle attuali politiche lacrime e sangue a cui la stessa moneta unica ci ha condotti “senza via d’uscita”.

Dall’Europa dei popoli all’Eurozona: progresso o regresso? Diamo un’occhiata alle quotidiane vicende di disperazione, al sentimento euroscettico in continua crescita e diffusione, alle proteste di piazza e a quel futuro sempre più incerto e poi.. proviamo e rispondere.

di Redazione

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