Diciotti: tribunale dei ministri vuole procedere contro Salvini
Il tribunale dei ministri di Catania ha richiesto l’autorizzazione a procedere contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini per il caso Diciotti. Il ministro viene accusato di sequestro di persona aggravato che prevede la reclusione da 3 a 15 anni.
La procura della Repubblica di Catania aveva richiesto l’archiviazione, motivando che il blocco dei 177 migranti, tra cui donne e bambini, a bordo della nave della Guardia Costiera italiana per cinque giorni nel porto del capoluogo etneo, era il frutto di una decisone politica ritenuta insindacabile da parte dell’autorità giudiziaria.
La sezione speciale del tribunale di Catania, che si occupa appunto dei reati commessi dai ministri e dal presidente del consiglio, contraddicendo la precedente decisione così motivata dalla procura, ha inviato al Senato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.
La palla ora passa a palazzo Madama che dovrà decidere se votare o meno a favore della richiesta del tribunale. Nel caso di diniego dell’autorizzazione il tribunale non potrà più proseguire le indagini, mentre nel caso opposto la giustizia farà il suo corso sviluppandosi regolarmente attraverso i tre gradi di giudizio previsti dalla legge.
Il ministro dell’Interno l’ha presa come di consueto: in una diretta Facebook dai toni polemici si è dichiarato vittima dell’ennesimo complotto da parte di giudici che, a suo dire, lo hanno nuovamente preso di mira per scopi non propriamente giudiziari “nemmeno fossi uno stupratore o uno spacciatore”. Si è pure dichiarato colpevole delle condotte addebitate arrivando ad affermare: “Lo ammetto, lo confesso e lo rivendico, ho bloccato lo sbarco. E mi dichiaro colpevole dei reati nei mesi a venire, perché non cambio. Rispetto il lavoro dei giudici ma serve chiarimento”.
Si appella infine agli italiani, forte di un consenso in continua crescita, i quali dovrebbero essere i soli a decidere se le politiche legate all’immigrazione debbano essere di competenza di un ministro della Repubblica o dei vari tribunali sparsi per il Paese.
Si apre dunque l’ennesimo scenario di scontro istituzionale, ove la separazione dei poteri, viene messa sul tavolo della pubblica opinione, divenendo oggetto di discorsi da bar e tifo da stadio, declassata dal suo ruolo fondamentale di principio cardine del nostro impianto costituzionale.
di Massimo Caruso