Dichiarazione Balfour e supporto americano
Il Blackstone Memorial, presentato il primo al presidente statunitense Harrison, il secondo al presidente Wilson è stato un componente chiave della campagna guidata da Brandeis, per garantire il sostegno americano – cioè il supporto privato – alla Dichiarazione Balfour.
Alison Weir, autrice di Against Our better judgment, la storia di come gli Stati Uniti furono usati per creare Israele, ha descritto Brandeis come “uno dei più influenti” sionisti americani e una figura chiave negli sforzi per spingere Wilson a sostenere la formazione di uno Stato ebraico in Palestina, di cui faceva parte la seconda petizione di Blackstone. Tuttavia la scrittrice e attivista americana ha affermato che la seconda petizione Blackstone era secondaria rispetto al cosiddetto “accordo tra gentiluomini”, in base al quale i funzionari inglesi avevano promesso di sostenere uno Stato ebraico in Palestina se i sionisti americani, guidati da Brandeis, fossero stati in grado di garantire l’ingresso degli Usa nella I^ guerra mondiale.
La Dichiarazione Balfour
La Dichiarazione Balfour, che ha evidenziato le intenzioni britanniche di sostenere un etno-stato ebraico in Palestina, prende il nome dall’allora segretario degli esteri inglese, Arthur Balfour, un dispensazionalista cristiano, sebbene la Weir abbia affermato al Mint Press che Balfour era probabilmente più influenzato da imperativi politici che da motivi religiosi. L’unica persona nel governo britannico ad opporsi alla Dichiarazione di Balfour fu il suo unico membro ebreo, Edwin Montagu.
I Rothschild figure preminenti fin dai primi tentativi
La Dichiarazione Balfour era indirizzata ad un membro della famiglia bancaria dei Rothschild, Lionel Walter, l’ultima di una serie di lettere scritte ai membri della famiglia con l’esortazione di usare la loro ricchezza e influenza politica per favorire la creazione di uno Stato ebraico in Palestina. Dal rabbino Kalisher, che scrisse al barone Amsche Rorhschild nel 1836; a Charles Taze Russell, che scrisse a Edmond de Rothschild nel 1991, e infine la Dichiarazione Balfour, scritta a Lionel Walter Rorhschild nel 1917.
Secondo la Weir, i Rothchild figurano in modo così preminente in questi primi sforzi per stabilire uno Stato ebraico in Palestina a causa “della loro ricchezza e del potere che ne consegue”, rendendoli molto ricercati da coloro che pensavano che potesse essere formato questo stato con l’acquisto del territorio da parte di ricchi ebrei europei, come avevano proposto sia Kalisher che Russel. Tuttavia, la Dichiarazione di Balfour fu indirizzata ai Rothschild perché a quel tempo, i membri della famiglia, in particolare Edmond de Rothschild, erano diventati tra i più forti sostenitori della causa sionista.
Come dimostrato dalla Dichiarazione di Balfour e dagli sforzi di pressione che hanno portato alla sua creazione, il sostegno a quello che sarebbe presto diventato noto come sionismo tra la nobiltà di Regno Unito e Stati Uniti, era già formidabile prima che Herzl iniziasse a lavorare sullo Stato ebraico. Vale la pena considerare che il potere e l’influenza di questa classe di élite cristiane motivate dalla religione influenzarono Herzl e le sue idee, in particolare per il fatto che i cristiani dispensazionalisti avevano promosso un etno-Stato ebraico in Palestina in un momento in cui l’idea era impopolare tra molti ebrei di spicco in Europa e negli Stati Uniti.
Inoltre, il ruolo dei cristiani sionisti, come poi sarebbero diventati noti, è continuato ben dopo l’inizio delle attività sioniste di Herzl che condussero alla fondazione dell’illegale Stato di Israele.
di Cristina Amoroso