Attualità

Detenuti italiani in India: uno spiraglio di luce per Tomaso e Elisabetta

di Federico Cenci

Uno spiraglio di luce sembra finalmente rischiarare il buio che da tre anni avvolge la vicenda di Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni. La Corte Suprema indiana ha giudicato “ammissibile” il ricorso contro la condanna all’ergastolo presentato dai familiari dei due giovani italiani, che da tre anni (l’arresto avvenne il 7 febbraio 2010) sono rinchiusi nel carcere indiano di Varanasi con una pesante quanto inaspettata accusa sulle spalle: omicidio, nei confronti del loro amico e compagno di viaggio Francesco Montis. Sino ad oggi la giustizia indiana si è sempre dimostrata riluttante a rivedere la sentenza, malgrado durante i tanti mesi di dibattimento fossero emerse contraddizioni da parte di tutti i testimoni, compresi i due medici che effettuarono le autopsie sul corpo del ragazzo deceduto. Il prossimo 3 settembre, data fissata per l’udienza dal massimo tribunale indiano, potrebbe finalmente rappresentare una svolta positiva.

“Siamo contenti, anche perché l’accettazione del ricorso non era scontata”, sospira fiduciosa Marina Maurizio, mamma di Tomaso Bruno. “Ora dovremo aspettare altri sette mesi per l’udienza – prosegue -, ma ormai ci siamo abituati. Non conosco ancora bene la procedura, ma credo che sette mesi siano anche pochi rispetto ai tempi di attesa di altri casi”. Questa notizia è un primo passo verso il compimento di speranze sinora disattese. I genitori di Tomaso Bruno si sono sempre detti “certi di un verdetto di assoluzione anche in base a tutte le prove e la documentazione giuridica e medico-legale presentate ed argomentate dalla difesa durante il dibattimento presso il Trial Court di Varanasi”.

Giunti a questo importante punto, la madre di Tomaso Bruno riconosce anche il sostegno ricevuto dalle autorità italiane. “È sicuramente una notizia importante – afferma la mamma di Tom -. Decisivo è stato anche l’impegno da parte del ministro Giulio Terzi che avevamo incontrato lo scorso 14 gennaio. Ci aveva rassicurati che avrebbe seguito con la massima attenzione il caso. E così è stato. Questa mattina in udienza c’era anche l’ambasciatore italiano in India Daniele Mancini. Si é insediato a gennaio e oggi era già operativo in tribunale per seguire il caso di Tom e Eli”.

“A metà marzo credo che andremo in India anche per parlare con l’avvocato e sapere qualcosa in più”, prosegue Marina Maurizio. Il legale è Mukul Rohatgi, considerato uno dei 10 avvocati più esperti dell’India per questo tipo di procedure. La sua alta professionalità potrebbe svolgere un ruolo decisivo per dirimere una matassa giudiziaria che nel corso del tempo s’è fatta assai ingarbugliata. Ora che se ne intravede il bandolo, la fiducia riappare tra quanti in questi mesi si sono adoperati per proclamare l’innocenza dei due nostri connazionali.

Tomaso Bruno aveva concluso una lettera arrivata in Italia pochi giorni fa con una frase – tratta dal libro “La fine del mondo stolto” – dello scrittore friulana Mauro Corona: “Si mette via il dolore, si stringono i denti, si controlla la paura, e si riparte ogni mattina con quello che resta”. Nei prossimi giorni Tomaso riceverà in carcere la visita di un amico di famiglia, è lui che gli comunicherà la decisione assunta dalla Corte Suprema. Da quel momento in poi, per Tomaso ed Elisabetta ogni mattina avrà un nuovo sapore di speranza.

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