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Emergenza umanitaria in Yemen: un Paese a un passo dalla carestia

di Lucia Colandrea

Durante i primi sette mesi del 2015, lo Yemen è stato il Paese in cui l’uso di armi esplosive ha provocato il maggior numero di morti e feriti tra la popolazione civile, in base ai dati forniti dall’Ocha. Ma le bombe e i proiettili non spaventano fanno più vittime della fame e l’assenza di servizi sanitari che stanno mettendo a rischio la vita di migliaia di bambini. Le restrizioni sulle importazioni, insieme ai problemi legati all’accesso ai servizi sanitari e ai medicinali, la distruzione delle infrastrutture e dei mezzi di sostentamento costituiscono le principali cause della denutrizione infantile dovute al conflitto. La situazione è ulteriormente aggravata dalla carenza di combustibile, elettricità, gas, acqua e altri servizi.

Anche prima del conflitto, lo Yemen riusciva a malapena a soddisfare il fabbisogno alimentare della propria popolazione ed era costretto ad importare il 90% del cibo di cui aveva bisogno. La situazione si è aggravata con l’inizio del conflitto. Negli ultimi sei mesi gli attacchi alla popolazione civile e alle infrastrutture, come scuole, ospedali, ponti e strade, sono aumentati. La distruzione delle infrastrutture locali ha ostacolato la distribuzione di cibo, combustibile e medicinali. Più di venti milioni di persone lottano quotidianamente per avere accesso ad acqua potabile e ai servizi sanitari di cui hanno bisogno. Già in estate il World Food Program aveva dato l’allarme circa la situazione alimentare di decine di milioni di persone in Yemen.

In base ai dati dell’Oms, negli ultimi mesi sono stati danneggiati o parzialmente distrutti dai bombardamenti sauditi 51 ospedali. Altre strutture sanitarie sono state chiuse a causa della mancanza di fondi e di combustibile. Attualmente nel governatorato di Saada un solo ospedale privato fornisce assistenza medica a più di un milione di persone. Nel governatorato di Taizz, che ha una popolazione di 3,2 milioni di persone, non esistono più ospedali pubblici e le poche strutture private funzionanti hanno una capacità limitata. Le precarie condizioni sanitarie hanno contribuito ad esacerbare la situazione nutrizionale della popolazione, esponendo ulteriormente i bambini a malattie come diarrea e malaria.

In base ai dati ufficiali forniti dall’Unicef sono 537mila i bambini al di sotto dei 5 anni di età a rischio di malnutrizione in Yemen. Una cifra tre volte superiore a quella emersa dai dati raccolti prima del conflitto. Il numero di bambini a rischio di malnutrizione acuta e severa è triplicato nel 2015, in seguito all’inizio dell’offensiva guidata dall’Arabia saudita contro i combattenti Houthi. Più di un milione di bambini al di sotto dei cinque anni è a rischio di malnutrizione acuta e moderata; un dato che risulta quasi raddoppiato rispetto ai 690mila prima del conflitto.

Il numero delle vittime della guerra tra i bambini in questi ultimi mesi è allarmante. 505 morti, 702 feriti e quasi due milioni a rischio di malnutrizione. Circa 10 milioni di bambini, rimasti senza casa o minacciati dalla denutrizione, necessitano di assistenza umanitaria. Secondo i dati forniti dall’Ocha, su metà della popolazione, ovvero 11,4 milioni di persone, che ha bisogno di assistenza, il 60% è caratterizzato da bambini.

Le operazioni umanitarie in Yemen si sono concentrate sulla distribuzione di acqua potabile e l’assistenza sanitaria. E’ stata fornita acqua potabile a tre milioni di persone. Più di cinque milioni di bambini sono stati vaccinati contro polio e morbillo. Circa 93.500 bambini hanno ricevuto le cure necessarie per denutrizione acuta e severa. Tuttavia la distribuzione di generi alimentari, medicine e combustibile è particolarmente difficile. Secondo Afshan Khan, direttore dei programmi di emergenza dell’Unicef, l’accesso umanitario in Yemen è sempre più complicato dai problemi di sicurezza del Paese che rendono sempre più difficile l’ingresso degli operatori umanitari. In particolare, il direttore sottolinea l’importanza di ripristinare i rifornimenti di combustibile per consentire la conservazione e distribuzione dei vaccini e il trattamento dell’acqua. I continui bombardamenti impediscono agli operatori di fornire le cure mediche necessarie alla popolazione. Inoltre, le organizzazioni che si occupano della distribuzione degli aiuti alimentari hanno riferito di aver dovuto sospendere gli aiuti in diversi distretti a causa della mancanza di combustibile. La carenza di combustibile ha provocato la chiusura di 192 centri nutrizionali in aree che sono attualmente inaccessibili da parte degli operatori umanitari.

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