Deep Web, la parte nascosta dell’internet
Deep Web – “Cerco ragazzo ben fatto, tra 18 e 30 anni, per essere macellato. Il Maestro-Macellaio”. “Mi offro a te e ti permetterò di cenare con il mio corpo vivente. Non una macellazione, si tratterà di cena”. Uno scambio di battute in rete poi vittima e carnefice si incontrano a Rotenbur, Assia, per cenare insieme. L’annuncio era comparso su The Cannibal Café, una chat room dove gli iscritti si scambiavano esperienze e partecipavano a giochi perversi riguardanti il cannibalismo. Armmin Meinweis voleva davvero trovare qualcuno da macellare e Bernd-Juergen Brandes gli si era realmente offerto.
La storia finì con la condanna all’ergastolo del cannibale di Rotenburg che dopo aver fatto a pezzi il cadavere del suo ospite, ne congelò le carni e se ne nutrì nei successivi dieci mesi. Erano i primi anni del nuovo millennio e i tedeschi facevano la conoscenza di qualcosa chiamato Deep Web. Una parte della rete divenuta ora famosa e sulla quale si nutre una curiosità morbosa che quasi sempre non delude.
Il Deep Web non è un angolino nascosto in internet, una zona off limits difficile da raggiungere, dove servono particolari strumenti o conoscenze informatiche fuori dal comune per approdarvi. Le conoscenze informatiche, davvero fuori dal comune, servono per uscirne illesi. Ma facciamo un passo indietro e partiamo dall’inizio. L’internet che noi usiamo quotidianamente è solo una piccola porzione della rete, i più generosi la stimano attorno al 5%, altri pensano non superi il 2% di quella che è l’estensione complessiva del World Wide Web. Noi quindi ci limitiamo a navigare in un piccolo mare nostrum, protetto e monitorato, limitato a quelle pagine che sono indicizzate e che possono essere ordinate dai motori di ricerca che comunemente usiamo. Per meglio comprendere, si pensi a un iceberg, dove la punta è la rete che noi abitualmente usiamo, mentre ciò che si estende in profondità è il Depp Web, per l’appunto.
Se il Surface Web è strutturato su domini familiari, come ad esempio .com o .it, quello più comune nel Web profondo è il dominio .onion. Una cipolla, infatti, compone il logo di Tor, acronimo di The Onion Ring, che è il software più famoso per navigare tra i siti non indicizzati. Tor è stato sviluppato dagli americani con l’obiettivo di oscurare le comunicazioni dei servizi segreti. Il meccanismo prevede diversi strati di protezione, da cui il concetto di cipolla, per impedire l’intercettazione del contenuto del traffico dati e l’identificazione di tutti i mittenti e destinatari. La navigazione nel Deep Web è infatti anonima, le comunicazioni dati sono crittografate e, prima di arrivare a destinazione, rimbalzano innumerevoli volte tra diversi sistemi, impedendone la tracciatura.
Una volta immersi nel Deep Web si può trovare di tutto. Pagine utili e legali, e siti per appagare ogni tipo di morbosità o perversione. Occorre infatti precisare che il Deep Web, come tutte le cose, non è né buono né cattivo, dipende solo dall’uso che se ne fa. Attualmente il Web profondo rappresenta l’unica possibilità per far veicolare informazioni in paesi dove vige la censura. La maggior parte dei grandi giornali di inchiesta hanno qui un sito per poter garantire l’anonimato a chiunque voglia raccontare ciò che accade in Paesi oppressi da dittature. Inoltre, tutti noi visitiamo il Deep Web. Ogni volta che entriamo in Facebook, nella nostra casella di posta elettronica o nel nostro conto online, noi lo navighiamo, poiché la presenza di username e password rendono quelle pagine inaccessibili ai tradizionali motori di ricerca.
Ma non si può fingere che non esista una zona oscura dove ci si dedica esclusivamente ad attività illegali. Ne sono un esempio tutti i Web Market presenti là giù, di cui i più famosi sono SilkRoad, AlphaBay, The Real Deal e Dream Market, che propongono ogni tipo e quantitativo di droghe, banconote contraffate, carte di credito rubate, passaporti falsi e tutto quello che vi passa per la testa, armi d’assalto comprese. Se c’è richiesta, là troverete l’offerta. E l’offerta si paga in Bitcoin, la moneta digitale che permette di fare acquisti in maniera anonima.
Per non parlare dell’enorme quantità di siti di carattere paramilitare dov’è possibile imparare a costruire bombe, a torturare prigionieri e preparare attentati. Una parte importante del proselitismo e dell’addestramento dei gruppi terroristici di qualsiasi matrice, infatti, viene fatta in questa parte della rete.
Anche il mercato di filmati e foto di natura pedopornografico è assai fiorente. Nelle scorse settimane si è molto parlato di un ennesimo scandalo che vedeva coinvolto un dipendente della Diocesi di Limburg, indagato per pedofilia. Il materiale rinvenuto nel suo pc arriva da queste profondità della rete. Sempre in tema di pedofilia, si dice che la maniera più semplice per regolare i conti da queste parti è hackerare il computer degli intrusi, scaricare a loro insaputa materiale pedopornografico dentro il loro Hard Disk e denunciarne l’illecita detenzione alla polizia postale. Leggenda o verità? Forse conviene non scoprirlo.
Il Deep Web, in buona sostanza, è un universo vastissimo, una rappresentazione fedele del mondo in cui viviamo fuori dalla rete. Lì troverete quello che andate cercando e forse il vero pericolo è proprio quello.
di Adelaide Conti