Cronaca

Decreto Salvini, un flop da campagna elettorale

Il Decreto Salvini è stato la bandiera mostrata all’elettorato leghista che prometteva città più sicure, stranieri irregolari spediti nei Paesi di provenienza, Ong bloccate in alto mare e porti chiusi per salvare l’Italia da quell’orda barbarica. Il Decreto Salvini non ha fatto altro che creare altri problemi come gli 87mila nuovi irregolari prodotti dalla legge voluta dall’ex ministro degli Interni. Sono due i dossier che parlano del “flop”: il primo è quello pubblicato da Idos e l’altro pubblicato dall’Ispi che non lasciano molto spazio all’immaginazione. Nel periodo in cui Matteo Salvini è stato ministro degli Interni, il numero degli irregolari presenti nel territorio italiano è cresciuto considerevolmente e la causa di tale incremento è dovuto al Decreto sicurezza da lui voluto.

Decreto Salvini e irregolari

Sbarchi diminuiti? Si, ma nemmeno tanto. Sono aumentati gli stranieri irregolari sul territorio con un incremento che va dai 551.494 ai 238.908, la stessa cifra constatata dal Centro studi Idos. Effetto ottenuto grazie al Decreto legge in cui si abolisce la Protezione umanitaria e con i rimpatri fermi, l’obiezione potrebbe essere la diminuzione degli sbarchi. La Protezione umanitaria è il punto più incriminato del Decreto Salvini che, in parole povere, è stata del tutto abolita visto che la sua concessione è data solo a “casi speciali” come cure mediche particolari, calamità ambientali o valore civile.

La cancellazione della Protezione umanitaria (di fatto la via più battuta da chi arriva in Italia e cerca rifugio) comporta l’impossibilità di registrare all’anagrafe coloro che giungono sul suolo italiano. Inoltre, entro il 2020 coloro che ad oggi sono accolti nei Cas e Siproimi dovranno andarsene anche se non è ancora chiaro dove e in che modo. Il rimpatrio non è una soluzione percorribile su larga scala in quanto necessita di tempi lunghi e accordi con i Paesi di provenienza che ad oggi non sono stati ancora firmati.

La paura “dell’uomo nero”

Leggendo i dati della Cgil, ci si accorge che le vertenze sono già 4700 e questo accade sin dal primo giorno dell’attuazione del Decreto sicurezza. Sarà nel 2020 dove si registreranno i mancati rinnovi contrattuali nei sistemi di accoglienza come i Siproimi. Ma è con il Decreto sicurezza che sono stati ulteriormente falciati dal primo livello alti profili destinati al percorso di integrazione su una struttura che accoglieva 50 persone. Prima erano previsti tre operatori, due insegnanti di lingua italiana e altri profili, mentre oggi è previsto un solo operatore. Il numero delle ore è crollato e sono depotenziati ruoli come infermieri e mediatori culturali. Il risultato? Gente in strada a chiedere l’elemosina, imprenditori che cercano mano d’opera e che non ne trovano o che sono costretti a licenziare il personale già assunto. Il tutto per un uomo che addita un nemico immaginario in una nazione allo stremo, ma non si accorge che non è “l’uomo nero” a rubargli il futuro ma le scelte scriteriate di una politica d’accatto.

di Sebastiano Lo Monaco

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