Decreto Dignità: rivolta degli imprenditori veneti
Il Decreto Dignità continua a far discutere. Dopo gli attriti con il presidente Inps, Tito Boeri, sui presunti 8mila posti di lavoro che si verrebbero a perdere in seguito all’applicazione del provvedimento legislativo promosso dal ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, è la volta degli imprenditori veneti che stanno minacciando una vera e propria rivolta contro una riforma che, a loro dire, potrebbe avere degli effetti dannosi sulle loro attività.
A farsi portavoce dello scontento degli oltre seicento imprenditori contrari al decreto, il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, secondo cui il testo, così com’è uscito dal Consiglio dei Ministri, va cambiato.
Secondo il presidente di Confindustria Veneto, Luca Zoppas, il decreto addosserebbe interamente sulle imprese il problema di risolvere il precariato al solo scopo di ottenere consenso, non agevolando in alcun modo l’impresa, ma anzi gravandola di ulteriori fardelli burocratici e fiscali.
Si tratta di un decreto che il governo del cambiamento sta tentando di approntare tra mille difficoltà ed osteggiamenti trasversali. Questa bomba che arriva dal nordest rischia di travolgere gli equilibri interni del governo gialloverde. Zaia se la prende con la parte gialla, ritenendo il M5S il principale responsabile del paventato disastro legislativo ed afferma che i parlamentari leghisti stanno facendo la loro parte per far sentire le ragioni dei seicento industriali, i quali rappresentano parte delle 600mila imprese presenti nel Veneto, in grado di generare ben 150 miliardi di Pil.
La palla passa proprio ai grillini che si trovano per le mani una patata bollente, forse la più consistente sul fronte delle riforme e della tenuta futura di un esecutivo che difficilmente potrà ignorare le istanze di una parte così consistente dell’industria italiana.
Intanto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, prova a minimizzare escludendo che sussista un problema Veneto, sostenendo anzi di avere ricevuto il plauso di cittadini ed associazioni quali Ascom Confcommercio di Padova, l’Alleanze delle Cooperative e la Coldiretti. Sempre secondo Fraccaro si tratta di un provvedimento in corso di approvazione, lasciando aperto uno spiraglio che lascia intravedere le possibilità di ulteriori modifiche in corso d’opera.
Modifiche che per il ministro del Lavoro Di Maio, non possono in ogni caso rappresentare uno stravolgimento sostanziale del decreto, ma semplici aggiustamenti che mantengano comunque in vita lo spirito di una riforma del mercato del lavoro che già dal suo primo apparire sulle scene parlamentari ha suscitato dibattiti, attriti e preoccupazioni che non accennano ancora a placarsi.
di Massimo Caruso