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De-dollarizzazione: governi dell’Asia cercano alternativa

De-dollarizzazione – Sempre più Paesi nel mondo stanno utilizzando valute alternative al dollaro per le transazioni commerciali estere.

Il viceministro degli Esteri russo, Alexander Pankin, ha affermato che la Russia sta sviluppando una cooperazione rafforzata con i suoi partner della regione Asia-Pacifico, in particolare con Cina e Giappone, nonché con altri Paesi in Africa e in America Latina, sulla questione dell’abbandono del dollaro come valuta internazionale. Diversi Paesi come Iran, Venezuela, Angola, Indonesia, Malesia, Thailandia e Pakistan hanno espresso il desiderio di sostituire il dollaro o ridurne l’utilizzo nel commercio di petrolio e in altre transazioni finanziarie.

Secondo uno studio effettuato dalla Banca di Sviluppo Euroasiatica, le transazioni in valute nazionali nell’interscambio all’interno dell’Unione Economica Eurasiatica (EAEU) sono cresciute raggiungendo il 74% della quota di pagamenti effettuati nel 2019. Inoltre, l’utilizzo di monete locali, ha spiegato Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, in un’intervista all’emittente radiotelevisiva iraniana Nirt, non è solo un obiettivo interno all’Unione Economica Eurasiatica ma vede interessati anche i Paesi del Brics e altri partner, come l’Iran.

Russia avvia processo di de-dollarizzazione

In particolare, da quando nel 2014 gli Stati Uniti hanno iniziato a imporre sanzioni alla Russia per la riunificazione della Crimea al suo territorio, il governo russo ha avviato un processo di de-dollarizzazione con l’obiettivo di ridurre la dipendenza nei confronti del dollaro e l’esposizione alle sanzioni statunitensi. Secondo le autorità russe, la de-dollarizzazione non prevede un divieto di circolazione del dollaro, ma implica la creazione di condizioni economicamente vantaggiose per l’utilizzo di altre valute auspicando, inoltre, la diminuzione delle quote possedute di debito Usa, l’utilizzo di monete diverse per le transazioni internazionali e l’incremento delle riserve auree.

In Russia, una quantità crescente di scambi commerciali con l’estero viene ora effettuata in rubli, euro, o yuan. Se nel 2015 il 90% del commercio fra Russia e Cina era effettuato in dollari, a inizio 2020 si è scesi sotto il 50%. Ad esempio, la Russia, che è uno dei maggiori esportatori di petrolio al mondo, ha accettato di utilizzare il petro-yuan per aggirare il petrodollaro nelle transazioni petrolifere, intensificando le relazioni sino-russe, entrambi partner accomunati dall’essere oggetto delle sanzioni occidentali. Lo stesso hanno fatto Iran, Venezuela e anche Indonesia.

Russia riduce riserve in dollari

Inoltre, la Russia nel 2018 ha ridotto le riserve in dollari da circa la metà del totale al 22%, convertendole in yuan, euro o yen, oltre che in oro. Al termine del primo semestre del 2020, nella composizione delle riserve russe la quota di oro appariva aumentata dal 20,8% al 22,9%, per un valore pari a 128,5 miliardi, mentre quella del dollaro scesa da poco più del 23% al 22,2%, pari a 124,5 miliardi di dollari. In questo modo, dopo l’euro, l’oro è ora la seconda componente più grande delle riserve della banca centrale russa e, per la prima volta nella storia, la quota dell’oro nelle riserve internazionali della Russia supera il valore di quella in dollari. Lo yuan occupa, invece, il 12% delle riserve russe.

Per facilitare i pagamenti in valute diverse dal dollaro, la Banca di Russia ha lanciato il proprio sistema di messaggistica finanziaria Spfs, alternativo a Swift basato sul dollaro. I principali Paesi, Russia, Cina e Iran stanno, quindi, adottando strategie per aggirare il dollaro statunitense a favore di altre valute come il rublo o il petro-yuan cinese.

Il trend del dollaro sul lungo periodo dipenderà dalla rapidità con cui avverrà la de-dollarizzazione e dalla probabilità che una o più valide alternative al biglietto verde lo sostituiscano come moneta di riserva internazionale. Certo è che sempre più governi cercheranno di diversificare rispetto al dollaro.

di Sara Soliman

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