Palestina

Dahlan, l’uomo degli Usa per il dopo Abbas

Il destino e il controllo dell’Autorità palestinese resta sempre il tema caldo della causa palestinese. A tal proposito, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, David Friedman, ha serenamente dichiarato che Washington sta considerando di sostenere l’ex uomo forte di Fatah in esilio, Mohammed Dahlan, per sostituire il presidente palestinese Mahmoud Abbas. L’ambasciatore ha rilasciato queste dichiarazioni nel corso di un’intervista pubblicata la scorsa settimana dal quotidiano Israel Hayom. Ci sono elementi all’interno dell’amministrazione statunitense che sono a favore del sostegno di Dahlan come prossimo capo dell‘Autorità Palestinese.

Le osservazioni di Friedman sono arrivate dopo aver partecipato alla firma degli accordi di normalizzazione tra Israele, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti (Eau), in un evento mediato dagli Stati Uniti ospitato dal presidente Donald Trump alla Casa Bianca.

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha firmato gli accordi con il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, Sheikh Abdullah bin Zayed Al-Nahyan e il ministro degli Esteri del Bahrain, Abdullatif Al-Zayani.

Il presidente Abbas ha protestato contro gli accordi di normalizzazione con Tel Aviv, dichiarando che gli accordi saranno infruttuosi fino a quando gli Stati Uniti e il regime israeliano non riconosceranno i diritti della nazione palestinese e si rifiuteranno di risolvere la questione dei rifugiati palestinesi. Ha ribadito che non ci sarà pace, sicurezza o stabilità per nessuno nella regione a meno che il regime israeliano non ponga fine alla sua occupazione della terra palestinese e che i palestinesi ripristinino i loro pieni diritti come stabilito nelle risoluzioni internazionali.

Abbas ha messo in guardia contro i tentativi di aggirare il popolo palestinese, sottolineando che l’amministrazione statunitense e il regime di Tel Aviv si assumeranno la piena responsabilità per le gravi ripercussioni di tali offerte.

Politica di ricatto degli Stati Uniti, minacce contro i palestinesi destinati al fallimento

Il portavoce presidenziale palestinese, Nabil Abu Rudeineh, ha respinto categoricamente le osservazioni di Friedman, sottolineando che la campagna di pressione di Washington contro la nazione palestinese e il presidente Abbas è destinata al fallimento.

“Solo il popolo palestinese può decidere la propria leadership secondo le basi democratiche poste dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). L’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, David Friedman, sta cercando di fare pressione sulla leadership palestinese attraverso minacce, intimidazioni e la politica a buon mercato del ricatto”, ha dichiarato Rudeineh.

“Campagne sospette e cospirazioni finalizzate alla liquidazione della nostra causa nazionale, in particolare quelle che prendono di mira la questione di Gerusalemme e dei suoi luoghi sacri oltre ai simboli della nazione palestinese, sono respinte. Il popolo palestinese disegnerà la mappa del suo stato indipendente e sceglierà la leadership che salvaguarda al meglio i suoi diritti e principi nazionali”, sottolinea il funzionario palestinese.

Dichiarazioni di Friedman indicano il fallimento politico degli Stati Uniti

Il primo ministro palestinese, Mohammad Shtayyeh, ha dichiarato che le osservazioni di Friedman rientrano in un complotto israelo-americano noto a tutti. “Alcuni arabi sono chiaramente coinvolti nel complotto al fine di minare la legittimità del presidente Mahmoud Abbas. Le dichiarazioni di Friedman equivalgono a un fallimento politico e riflettono il livello di arroganza dell’amministrazione Trump nei confronti dei legittimi diritti nazionali dei palestinesi e della loro leadership eletta”, afferma Shtayyeh.

“Tali commenti non faranno che rafforzare la determinazione dei palestinesi a riunirsi attorno alla loro leadership legittima fino a quando non verrà creato uno Stato indipendente entro i confini del 1967 con Gerusalemme come sua capitale, e il diritto al ritorno dei palestinesi sarà riservato in conformità con la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite 194″, ha dichiarato Shtayyeh. 

Riemerge la losca figura di Dahlan

Dahlan è una figura controversa ospitata e sostenuta dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Egitto. L’ex leader di Fatah è accusato dalla Palestina e dalla Turchia per diversi reati, tra cui omicidio, corruzione e coinvolgimento nel tentativo di colpo di stato del 2016 contro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Secondo i suoi avvocati, è stato condannato in contumacia a tre anni di prigione nel 2016 da un tribunale palestinese per corruzione e gli è stato ordinato di rimborsare 16 milioni di dollari. Una parte del suo saccheggio perpetrato in terra di Palestina.

Nel 2007, Dahlan condusse un colpo di stato contro il governo eletto di Hamas a Gaza. Il piano risultò un enorme fallimento e nel giro di pochi giorni, nell’estate del 2007, il movimento di Resistenza sbaragliò i mercenari di Dahlan.

di Yahya Sorbello

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